Vermicino: una vicenda tragica che il 10 giugno 1981 ha segnato per sempre l’Italia. Eppure c’è qualcosa che non è mai stato raccontato. In questa intervista alla compagnia Effetto Morgana, che si esibirà al Teatro Libero di Milano dal 5 all’11 giugno con lo spettacolo “Alfredino – L’italia in fondo ad un pozzo”, vogliamo ripercorrere insieme non solo le tappe della storia di Alfredino ma anche capire come l’Italia era e come l’Italia è adesso.
COM’È NATO QUESTO PROGETTO CHE VEDE IL RACCONTO DI UNA STORIA, QUELLA DI ALFREDO RAMPI, MEGLIO CONOSCIUTO COME ALFREDINO?
Fabio: l’idea è nata dal fatto che con Serena (la regista) da anni parlavamo di questo progetto che doveva chiamarsi “Ti odio Italia”, uno spettacolo enciclopedico sull’Italia dove doveva esserci un po’ di tutto nel bene e nel male di questo paese. L’idea era quella di raccontare l’Italia e tra i vari episodi presi in esame c’era anche Vermicino. È una vicenda che mi ricordo abbastanza bene perché avevo la stessa età del bambino quando è morto nel pozzo, cioè 6 anni. Quando poi lo scorso inverno ho letto il libro scritto da Massimo Gamba (scrittore e giornalista televisivo) sulla vicenda di Vermicino, abbiamo deciso che dovevamo parlare assolutamente di questa storia perché ci permetteva di dire tutto ciò che volevamo dire sull’Italia.
COM’ È PARTITO IL PROGETTO?
Fabio: siamo partiti dall’idea che doveva essere un monologo, poi abbiamo fatto una presentazione all’IT Festival 2016 dove prevaleva la parte di narrazione e quando ci siamo confrontati sull’esito che aveva avuto Serena diceva che secondo lei erano meglio i pezzi che avevo scritto io per i personaggi.
Serena: l’idea è che fosse una commedia umana che desse voce ai personaggi che si sono trovati invischiati in questa tragedia. Dopo questa presentazione abbiamo deciso di ampliare questa parte riducendo il più possibile la narrazione per dare spazio all’umanità presente dietro questa vicenda che non è per noi soltanto un fatto di cronaca ma è uno spaccato dell’Italia di quegli anni.
RACCONTATECI UN PO’ DELL’INTRECCIO TRA NARRATORE E DIALOGHI.
Serena: è un dialogo continuo tra personaggi e narratore e narratore e pubblico. È uno stesso discorso preso da punti di vista diversi, è come se si facesse luce su una voce piuttosto che su un’altra. Non ci sono momenti in cui si perde il discorso perché è tutto un percorso continuo.
Fabio: c’è per esempio il momento in cui io racconto i primi istanti dei soccorsi e mi siedo su una sedia per pic nic e faccio il porchettaro “ma che scherzi? er Pastorelli? Quello nun è un omo, è un drago, ‘na machina, quello è un supereroe come superman. Quello te comanna ste operazioni come si fossi Actarus che guida er goldtrake” (detto in romanesco). Ed è così che dò voce al popolo. Allo stesso modo quando dico da narratore che il pozzo di Vermicino non ha risparmiato nessuno, mi metto una giacca e prendo una pipa e divento il presidente della repubblica Pertini. Si passa quindi dalle voci dei narratori ai corpi in un percorso a stazioni di luci che si accendono.
NELLO SPETTACOLO C’È SPAZIO ANCHE PER I RICORDI O LE ESPERIENZE CHE LO HANNO INFLUENZATO?
Fabio: quando ho iniziato a scrivere il testo della storia non sapevo proprio da che parte iniziare se non raccontando la vicenda così come tutti la conosciamo. Ad un certo punto mi sono detto “mettiamola giù come ricordo personale” e lì mi è apparsa l’immagine di mia nonna sorda. Ho un ricordo di lei seduta davanti al televisore (cosa che non faceva mai) e il fatto che il volume ci fosse e le grida si sentissero è un ricordo molto forte che mi ha fatto molta impressione. Questo ricordo mi si è riacceso proprio quando ho cominciato a lavorare allo spettacolo.
PERCHÉ E IN CHE MODO È STATA PENSATA UN’INTERAZIONE CON IL PUBBLICO?
Serena: non si richiede al pubblico un’interazione diretta, non viene chiesto un ricordo della vicenda. Di solito questo accade dopo lo spettacolo. Ci piaceva però il fatto di sottolineare questa storia come qualcosa che appartiene a tutti.
Fabio: quando ho cominciato a scrivere i testi, Serena aveva l’idea di riprodurre un cerchio che rappresenta il momento dell’unione. Il tentativo non è solo quello di raccontare dei fatti ma è anche quello di far rivivere le emozioni. Per noi è molto importante che l’emotività dell’evento passi, in chi è vissuta, e si trasformi in un’emozione positiva.
OGGI VIVIAMO IN UN’EPOCA IN CUI LE NOTIZIE VENGONO APPRESE IN TEMPO REALE. QUESTO EPISODIO INVECE È STATO IL PRIMO AD ESSERE TRASMESSO IN DIRETTA. IN ALTRI CASI, COME L’11 SETTEMBRE, NON FURONO MOSTRATE IMMAGINI DELLE VITTIME. PERCHÉ ALLORA RACCONTARE IN DIRETTA UN EVENTO CHE AVREBBE POTUTO AVERE UN EPILOGO DRAMMATICO?
Fabio: Vermicino ha posto un confine. Lì la TV è andata fuori strada perché non aveva gli strumenti per controllare una vicenda del genere. Nel caso della caduta delle torri gemelle, abbiamo vissuto un intervento in diretta con la netta sensazione di stare vivendo tutti insieme una sensazione di un evento planetario. Quando la TV va a Vermicino, non arriva con l’idea che con questo avrebbero fatto audience. All’epoca non esisteva l’audience, non esisteva la pubblicità dopo il tg e quindi era inutile seguire in quel senso gli ascolti. La televisione è andata lì pensando che fosse una bella storia da raccontare.
Quello che è incredibile è che questa vicenda cade nell’esatto momento in cui la cultura televisiva in Italia sta cambiando e con lei sta cambiando anche la cultura storica. Oggi noi la diamo per scontata perché la TV è già stata superata da altri media, tutti sono interconnessi. Invece Vermicino è un primo episodio di vita social: sono accadute in questa vicenda qualcosa che oggi ricorderebbero le malelingue su Facebook. La mamma di Alfredino non piangeva e quindi era vista come troppo fredda: da qui è partita una lunga maldicenza.
PERCHÉ PROPORLO AD UN PUBBLICO GIOVANILE CHE NON HA MAI VISSUTO DIRETTAMENTE QUESTO FATTO DI CRONACA?
Se io dovessi dire ad un giovane vieni a questo spettacolo, è perché ti fa capire le radici del mondo di oggi. Ovviamente un giovane dà per scontato il mondo in cui vive ma quel mondo non è sempre esistito. Anzi. C’è stata un’epoca in cui per sapere qualcosa che succedeva nel mondo dovevi aspettare il tg della sera o del mattino successivo. Questa vicenda di Vermicino è infatti incasellata nell’esatto momento in cui sta cambiando la storia.
QUALI SONO STATE LE REAZIONI DEL PUBBLICO DI FRONTE ALLA NARRAZIONE DI QUESTA VICENDA?
Serena: soprattutto le persone che l’hanno vissuta, la rivivono come esperienza personale però catartica. Sapere di questo spettacolo, fa fare loro come un passo indietro. In realtà attraverso la rappresentazione teatrale si passa oltre il dolore crudo del ricordo per raggiungere un altro piano. La cosa bella è che abbiamo avuto anche giovani che non avevano vissuto la vicenda o che non sapevano nulla.
Fabio: è successo poi che dei giovani mostrassero curiosità intorno ad un’epoca che in fondo non è tanto dibattuta. È come se ci fosse stato un salto: con l’arrivo di internet e dei cellulari moderni si è creata una cesura con quella Italia lì. Per noi è importante quindi trasmettere delle testimonianze di quell’Italia che ha fondato l’epoca odierna.
INFO UTILI:
Promozione studenti CIMO: 10 euro
Prenotazioni a effettomorganateatro@gmail.com
Oggetto: promo CIMO
Dal 5 al 10 giugno ore 21, domenica 11 giugno ore 16.
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