SIAMO INTRAPPOLATI NELLA RETE? Una riflessione attraverso due videoclip

Una riflessione con sottofondo musicale ma con un occhio attento alle immagini che accompagnano le note. Entriamo così nell’universo di due videoclip: il primo, apparso nel 2002, è quello della canzone Remind me del gruppo norvegese Röyksopp, il secondo è quello della nuovissima “Are you lost in the world like me?” di Moby. Oltre all’estetica di gamification che accumuna entrambi i filmati, si possono ricavare alcuni spunti di analisi della situazione mediale contemporanea.

Il primo video ritrae la normale giornata di una ragazza evidenziando, però, per ogni singola azione o oggetto l’interconnessione dei diversi elementi appartenenti a un macrosistema in cui, grazie all’utilizzo dell’infografica, vengono mostrati gli infiniti flussi e legami che si celano in semplicissimi e banali gesti quotidiani, dalla produzione dell’hamburger che mangiamo, alle molteplici connessioni che abbiamo la possibilità di creare accendendo il nostro pc. Un rete, insomma, che viene costruita al ritmo incalzante di “Remind me”, dove anche l’essere umano stesso è parte di questo processo di concatenamento. Ed è proprio questa rete la protagonista colpevole del secondo video, capace di incagliare l’attenzione di masse di persone, cadute nel baratro della dipendenza da smartphone – da evidenziare anche un breve riferimento al caso Pokémon Go -. I personaggi, frutto del lavoro creativo di Steve Cutts, appaiono come zombies alienati, totalmente trasportati nell’ambiente virtuale, dove si perdono le coordinate e, con esse, la propria umanità. Il trionfo dell’apparenza estetica e della violenza raggiunge l’apice, portando a episodi di bullismo e soprusi di qualsiasi genere.

Entrambi i filmati ritraggono la tipica scena delle persone nei mezzi pubblici: se nel primo video c’è ancora spazio per lo scambio di un sorriso fugace, nel video di Moby, che dichiaratamente vuole denunciare la problematica, si è immersi in un cerchio infernale, dove vigono cattiveria e intolleranza e l’assenza di relazioni interpersonali diventa la cifra distintiva e indicativa del fatto che “These systems are failing” (come indica il titolo dell’album musicale dell’artista statunitense).

Siamo in grado di seguire il filo di Arianna e uscire dal labirinto? O siamo destinati a vagare e a perderci nel tessuto etereo della rete? Persino Cenerentola e il Principe Azzurro sono stati rapiti dal vortice virtuale ed è così che anche la più classica delle favole trascolora nel mondo grigio e solitario dell’“incantevole” web.  Nonostante si continui a parlare di “società avanzate”, è bene non dimenticare e non trascurare il reale connotato del termine “società”, per cui il contatto umano è fondamentale, non solo attraverso l’esperienza mediata dei numerosi device che abbiamo a disposizione ma anche e soprattutto coltivando l’autenticità delle relazioni.

CIMOreporter – Deborah Gaudio