Qual è il modo migliore per comprendere le caratteristiche della radio e le sfide che si trova a dover affrontare nel panorama mediale attuale? Beh, sicuramente invitare uno dei suoi maggiori protagonisti può essere un’arma vincente, ed è quello che è stato fatto lunedì 22 ottobre in occasione della lezione di Economia e marketing dei media. L’ospite d’eccezione è stato Linus, storico conduttore e direttore di Radio Deejay.
Linus, all’anagrafe Pasquale Di Molfetta, è esattamente come appare in TV o ascoltandolo in radio: è spigliato, tagliente e senza filtri. Ha insomma una fortissima personalità, esattamente come la radio di cui è direttore dal 1994 e che è stata fondata da Claudio Cecchetto nel 1982. Sostiene con fermezza che «La forza di Deejay è che Cecchetto ha fondato una radio con una forte personalità, cosa che all’inizio le altre radio non avevano. In questo modo ci sono stile e coerenza».
Radio Deejay ha sempre avuto un’anima musicale ben definita, che da molti viene percepita come elemento caratterizzante. Nata prevalentemente come stazione dedicata alla musica dance anni Ottanta, nel corso degli anni ha plasmato la sua offerta sugli ascoltatori delle nuove generazioni, aprendosi a una musica più commerciale ma comunque coerente con lo spirito che la anima. I conduttori che ne fanno parte, inoltre, giocano un ruolo fondamentale, imponendo con le loro scelte uno stile inconfondibile.
Quella di Radio Deejay è sicuramente una delle realtà radiofoniche italiane più importanti. Come Linus stesso afferma, il mercato radiofonico italiano è peculiare, costituito da circa 15 network di cui solo cinque riescono ad accaparrarsi gli introiti pubblicitari più consistenti. È un mercato che in questi 10 anni ha saputo reagire alla crisi economica e alla digitalizzazione rimanendo tendenzialmente stabile dal punto di vista dei ricavi. «Noi siamo un Paese in cui la TV riveste ancora molta importanza», ma la radio è riuscita ad affermarsi raggiungendo un valore di mercato quasi uguale a quello che possiede nel resto d’Europa.
L’Italia, d’altronde, è una realtà anomala anche per quanto riguarda l’ascolto radiofonico. Mentre negli altri Paesi, primo fra tutti il Regno Unito, la radio ha una forte connotazione locale e regionale, qui i network radiofonici hanno sempre aspirato a una copertura e a una penetrazione nazionali, ambizione che spesso rende simili le scelte e lo stile che vengono adottati da ognuno.
Il conduttore, peraltro, dimostra di conoscere a fondo i suoi “avversari”: se Radio Italia ha un’accezione più convenzionale e old school, RDS è costruita in modo quasi “scientifico” e si concentra più sulla musica giovanile che sull’intrattenimento degli speaker. RTL1025, infine, è pensata per raggiungere il pubblico più ampio possibile e punta su contenuti di varia natura e su una copertura vastissima.
Ma Linus sa essere anche obiettivo sulla stessa realtà di Radio Deejay. Se c’è una cosa che vorrebbe cambiare, ad esempio, è proprio il nome della radio, che allude alla figura del disc jockey e alla musica anni Ottanta. «Adesso il nostro pubblico ha mediamente dai 35 ai 45 anni (..) su quelli di quest’età che ancora non ci ascoltano il fatto che ci chiamiamo Radio Deejay ha l’effetto di tenerli lontani, perché pensano che siamo ancora una radio che fa musica da ragazzini e da discoteca».
Ma se conquistare il pubblico più adulto appare difficile, quello più giovane sembra non essere un problema. Linus dimostra di essere al passo con i tempi e soprattutto con il mondo dei social network. La lezione, infatti, si conclude nel migliore dei modi: il conduttore ci saluta e si congeda immortalando il momento con una bella foto di gruppo, postata subito dopo sulla sua personale pagina Instagram.