La mia esperienza alla quinta edizione del festival, uno sguardo alle nuove frontiere del giornalismo e non solo…
È stata una grande occasione l’aver potuto partecipare alle prime due delle quattro giornate del Glocalnews, il festival di giornalismo ospitato da Varese. Giunto ormai alla quinta edizione, richiama ogni anno giornalisti, influencer e top user da tutta Italia e costituisce una preziosa opportunità di aggiornamento sugli ultimi trend, le novità della comunicazione e dell’informazione. Un’esperienza da non perdere, che permette di conoscere ed entrare in contatto con numerosi professionisti del settore!
Le “best practices” del giornalista analogico e digitale
Giovedi 17 novembre alle ore 9.30, presso la sala Campiotti della Camera di Commercio, ha aperto il festival l’incontro su “Il nuovo Testo unico dei doveri del giornalista, le ‘best practices’ (le buone regole) sulla carta e sul web”.
A introdurre alcuni temi cardine sono stati Michele Mancino, vicedirettore di Varesenews, e Giuseppe Giulietti, presidente Fnsi ed ex parlamentare. Gabriele Dossena, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha invece presentato l’argomento norme, sottolineando per il giornalista l’importanza di avere, alla base delle regole, una logica di buon senso, la capacità di porsi anche dalla parte della vittima. Solo così è possibile raccontare la verità sostanziale dei fatti e non alterare il delicato rapporto tra credibilità del giornalista e fedeltà del lettore. Le regole non sono solo vincoli ma un aiuto e dovrebbero suggerire al professionista modus operandi che consenta di lavorare serenamente e conquistare man mano la fiducia di chi legge. Paolo Pozzi, portavoce del presidente OgL ha poi fatto chiarezza sul nuovo “Testo unico dei doveri del giornalista”, approvato lo scorso 26 gennaio. Il documento è nato dall’esigenza di armonizzare le carte deontologiche per favorirne l’interpretazione e facilitare la corretta applicazione delle norme. Il testo è stato redatto dopo che si era compreso che i numerosi documenti, approvati a partire dal 1957 (anno in cui il Fnsi emanò una prima carta) erano diventati dispersivi e di difficile applicazione. Il testo recepisce i contenuti di ben otto Carte tra cui quella di Firenze sulla precarietà del lavoro giornalistico, di Roma sui diritti dei migranti e di Treviso sui diritti dei minori; oltre a quelli di due Codici e del Decalogo del giornalismo sportivo. Importante innovazione è che la struttura del nuovo testo che consente aggiunte e modifiche per cui davanti alla necessità di precisare ulteriori norme sarà possibile introdurre altri articoli o titoli a quelli già esistenti, evitando così di tornare indietro rispetto alla sintesi varando altre Carte. Alessandro Galimberti, presidente dell’unione nazionale dei cronisti italiani, ha accennato anche alla questione del diritto all’oblio, che ritiene sarà tutt’altro che marginale per un giornalista da qui ai prossimi vent’anni. Tale diritto prevede che un individuo che abbia commesso un reato in passato, di cui il pubblico sia già stato adeguatamente informato, ha il pieno diritto di richiedere che quel reato non venga più divulgato dalla stampa e da altri canali di informazione. Questo principio, alla base di una corretta applicazione dei principi generali del diritto di cronaca, parte dal presupposto che, quando un determinato fatto è stato assimilato e conosciuto da un’intera comunità, cessa di essere utile per l’interesse pubblico: smette di essere oggetto di cronaca e ritorna ad essere fatto privato. Si tratta di un diritto sempre esistito ma codificato solo da pochi mesi perché la tensione del legislatore, negli ultimi trent’anni, è stata incentrata, piuttosto, ad ampliare e rinforzare la libertà dell’informazione e di pensiero. Giulietti ha concluso sottolineando l’importanza di una legge quadro da cui si possa far discendere le varie leggi regionali, finora bloccate proprio per la mancanza di un principio regolatore generale.
Un incontro interessante e che, nonostante il tema da addetti al settore, si è rivelato ricco di spunti di riflessione e chiarificatore di importanti questioni che, infondo, riguardano ciascuno di noi e chiamano in causa la nostra responsabilità. Nell’era dei social e del web, siamo o non siamo un po’ tutti giornalisti nel nostro piccolo?