GENUINFLUENCER: IL VIRGILIO DELL’ERA DIGITALE

Siamo abituati a pensare agli influencer come una razza a sé, una designazione che, nell’immaginario collettivo, riunisce tutti coloro che hanno avuto la bravura o il colpo di fortuna (o entrambi) di farsi conoscere sui social e che riescono a vivere di quello che dai più è percepito come dolce far niente. Viaggi in hotel cinque stelle senza spendere una lira, l’ultima it bag che arriva a casa con un messaggio firmato dal direttore creativo di una conosciutissima casa di moda, massaggi e trattamenti regalati in ogni dove: questo è, più o meno, ciò che la parola “influencer” evoca nel 2021.

C’erano una volta gli opinion leader, quando il ruolo del blogger era molto più circoscritto, i brand non si immaginavano ancora i mille modi in cui sfruttare queste figure e la gente iniziava timidamente a seguire persone in cui si immedesimava, che dispensavano consigli utili per la vita quotidiana e con la cui community interagiva in maniera molto spontanea e genuina. Questo dovrebbe essere il vero obiettivo dell’influencer e, benché non sembri così, di opinion leader di questo genere ce ne sono ancora moltissimæ

A volte- è vero – sono quellæ con audience più ridotte, ma non per forza il numero di follower determina l’autenticità e la capacità di offrire contenuti utili e interessanti al proprio pubblico. Perché alla fine è di questo che si tratta e che sembra essere venuto meno nel caso di moltæ influencer, ormai VIP o celebrity: la sovrabbondanza di contenuti sponsorizzati va a scapito della loro creatività e onestà nell’offrire consigli.

In un mondo strabordante di infodemia, dove la disinformazione si nasconde in ogni angolo, le persone si stanno necessariamente facendo più selettive nel filtrare i contenuti nelle loro homepage. Inoltre, a livello mondiale, gli utenti che utilizzano i social media come canali per tenersi aggiornati sono sempre di più (nel Regno Unito, Instagram e TikTok sono fonti di notizie per più del 60% degli under 35) ed è naturale che i creator in grado di offrire contenuti originali e significativi siano sempre più ricercati.

Questa esigenza di informazione semplice e chiara e la ricerca di forme di intrattenimento più casalinghe è stata, come si può immaginare, esacerbata dalla pandemia. Tanto che l’agenzia WSGN, nell’identificare i trend dell’anno passato, ha deciso di coniare un nuovo termine: “genuinfluencer”. Come ha spiegato Evy Lyons, la Vice Presidente Marketing di Traackr, “Paragonati agli influencer tradizionali i genuinfluencer parlano per sé stessi e si impegnano a fornire consigli onesti su tematiche specifiche.”

Il genuinfluencer sta a Virgilio come noi a Dante, persi nella selva oscura delle fake news di giornali e tv e circondati dalle estenuanti adv che promuovono tè detox. I contenuti prodotti sono assolutamente informativi e, talvolta, educativi. Spesso, li vedremo sostenere campagne sociali e iniziative no profit e parlare di temi relativi all’attualità: dall’inquinamento alla discriminazione di genere, esprimendo il proprio pensiero o offrendo degli economici ma esaustivi riassunti di vicende correnti.

I genuinfluencer non sembrano essere apprezzati solo dalle audience. Seguendo il tragitto aperto dal governo finlandese, che durante la pandemia è stato tra i primi a inserire questa categoria di creator tra le professioni indispensabili, altri Paesi come gli Stati Uniti (oltre che l’OMS stesso), hanno coinvolto dei genuinfluencer nelle proprie campagne digital. In Italia, Chiara Ferragni e Fedez saranno sicuramente ricordati per gli appelli lanciati dai loro social su pratiche importanti come l’uso della mascherina e del distanziamento sociale.

Se quello del genuinfluencer era già considerato un trend per il 2020, non possiamo che aspettarci di vedere una crescita vorticosa: tra vaccini, legge Zan e Next Generation EU, avremo certamente bisogno di figure e voci guida.

Giulia van den Winkel