Come diceva Oscar Wilde «C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé». Potremmo rispondere così ai numerosissimi commenti negativi che hanno accolto l’approdo sul mercato digitale di Cyberpunk 2077, videogame già protagonista di un record ancor prima di poter essere distribuito: mai nessun gioco, prima di lui, aveva visto rinviare la propria data d’uscita così tante volte e in un lasso di tempo così dilatato.
Di fatto, quel che è successo per la CD Projekt RED è nientemeno ciò che accade a moltissime altre aziende, ovvero il susseguirsi di una serie di errori nella comunicazione esterna; sviste che si verificano con una certa frequenza e, nella maggior parte dei casi, sfociano in semplici messaggi di scuse per il fraintendimento. E, come spesso accade, da lì a qualche settimana tutto cade nell’oblio e nessuno se ne ricorda più.
Ad ogni modo, la strategia comunicativa messa in campo per Cyberpunk 2077 ha forse ecceduto nel creare hype e generare grandi aspettative, che si suppone fossero certi di non poter soddisfare.
Infatti, puntualmente, sono sopraggiunte diverse problematiche, basti pensare a tutte le polemiche relative al crunch che ha coinvolto l’intero team di sviluppatori a lavorare 6 giorni su 7, oppure il crollo delle azioni in borsa, o ancora la ricezione di minacce di morte indirizzate ai vertici CD Projekt RED.
Ma nonostante tutto ciò, eravamo pronti ad affermare con certezza Cyberpunk 2077 sarebbe stato, comunque, un grande successo.
Ed è forse l’elemento distintivo e fondamentale di questo gioco, ovvero il fatto che ciascuno di noi giocatori con le proprie scelte, potrà andare a condizionare gli eventi, ad attivare un meccanismo talmente potente da far passare tutto il resto in secondo piano. Perché in fondo, chi di noi non vuole provare l’ebbrezza di manipolare le diverse situazioni della propria vita, senza correre alcun rischio reale?
Che dire, poi, dei numerosi bug, molti dei quali divertentissimi, che hanno fatto parlare ancor di più del videogame? Non è forse un’ottima pubblicità, seppur negativa?
Ogni considerazione riferita a Cyberpunk 2077 si rivela ormai paradossale: sembrerebbe che, quanto più il prodotto viene preso di mira dalle critiche, tanto più si accende negli utenti il desiderio di acquistarlo, anche solo per la curiosità di verificare quanto viene detto.
Da qui la corsa agli acquisti, nonostante le numerose recensioni negative, i commenti, le polemiche e rimborsi richiesti per malfunzionamento.
Bisogna peraltro aggiungere che i grossi problemi, evidentemente legati alle console di vecchia generazione, non coinvolgono minimamente i pc, dove il gioco gira invece sorprendentemente bene ed è, a detta di molti, scorrevole e molto godibile.
Il primato, in negativo, di Cyberpunk 2077 di cui abbiamo parlato all’inizio non è però l’unico: la games industry CD Projekt Red comunica infatti che nell’anno 2020, anche grazie alle circostanze della pandemia, sia ricavi che vendite sono stati da record. E sembra forse scontato constatare che buona parte del risultato ha un unico nome, Cyberpunk 2077.
Possiamo quindi ancora parlare di flop?
Alessandro Rizzi