BINGE WATCHING: OFFERTE E OSTACOLI PER SPETTATORI E PRODUTTORI

Il fenomeno del Binge Watching è, ormai da diversi anni, sulla bocca di tutti gli appassionati di serie tv. Esso consiste nel “divorare”, uno dopo l’altro, vari episodi di quella che può essere una serie, un programma o un reality, come se si trattasse di una sorta di maratona, in modo più dinamico e interattivo (soprattutto per gli spettatori). 

E infatti, sono proprio questi ultimi ad acquisire un potere, che, fino a poco tempo fa, era in mano soltanto ai canali televisivi: possono finalmente decidere cosa guardare, per quanto tempo, quando farlo e non solo. Via ogni forma di pubblicità che interrompe la visione e benvenuta la possibilità di fermare, mandare indietro o avanti la riproduzione, attraverso qualunque tipo di dispositivo (tv, tablet, computer, cellulare), in qualsiasi lingua e in qualsiasi luogo.

Insomma, si possono modificare, a piacimento, le regole di visualizzazione di un testo seriale audiovisivo, grazie anche alle piattaforme streaming online che lo permettono, come Netflix, il colosso che ha messo al centro della sua offerta la possibilità della pratica del Binge Watching

Tanti sono, apparentemente, i lati positivi di questo fenomeno, ma, dietro questa euforia, si nascondono anche lati negativi. Infatti, se da un lato, abbiamo esaltato l’autonomia dello spettatore, dall’altro dobbiamo riconoscere che, grazie agli algoritmi delle piattaforme streaming, questa è solo apparente o, comunque, non completa. Qualunque piattaforma streaming tende ad esercitare un controllo sulla “dieta mediale” dei propri utenti, mettendo in evidenza i programmi che ritiene pertinenti per loro, in base ai gusti manifestati. 

In questo modo, però, ogni utente tenderà a vedere in primo piano, nella propria pagina home, soltanto alcune serie o programmi (magari più vecchi, meno conosciuti e meno costosi), appositamente selezionati dalle piattaforme. Le aspettative di potere degli spettatori, quindi, non vengono del tutto soddisfatte e come per ogni cosa, bisogna evidenziare non soltanto i lati positivi ma anche quelli negativi o, comunque, meno evidenti. 

Un altro aspetto interessante, stavolta a monte del processo produttivo, riguarda, invece, le particolari e, talvolta, limitanti condizioni di scrittura che il Binge watching comporta. Ad esempio, la presenza di cliffhanger (momenti clou di tensione e suspense a fine episodio) è necessaria per incuriosire lo spettatore e convincerlo ad andare avanti con la riproduzione, senza fermarsi al singolo episodio. O, ancora, il ritmo incalzante e la dinamicità, capace di tenere incollati allo schermo, da cui le serie tv dovrebbero essere idealmente caratterizzate. 

In generale si può dire che spesso sono stati i prodotti seriali ad adattarsi al Binge Watching, senza magari saperlo sfruttare a proprio vantaggio, ma, anzi, considerandolo come una sorta di ostacolo, per il quale devono essere apportate delle modifiche al testo.

Ad ogni modo, esiste un altro lato della medaglia assolutamente positivo. Vi sono, infatti, alcuni prodotti mediali che vengono agevolati, per così dire, da questo nuovo modello di consumo o, ad ogni modo, sanno sfruttare il fenomeno del Binge Watching a proprio vantaggio.

Quando ci si approccia a testi audiovisivi particolarmente complessi e articolati (tanto nella trama quanto a livello più tecnico), il rischio è che, tramite il modello di consumo ”tradizionale”, il lettore si perda alcuni passaggi (senza poter tornare indietro o interrompere la riproduzione per chiarirsi le idee) o si dimentichi alcuni punti chiave, difficili da recuperare in seguito. 

Al contrario, una full immersion nella serie (che il Binge Watching non solo permette ma favorisce), e nel mondo finzionale relativo, è opportuna per comprenderne a pieno i motivi e per interpretarla correttamente, scatenando, poi, eventualmente una serie di riflessioni non solo attinenti al testo seriale ma anche alla esperienza personale dello spettatore. 

Noemi Triolo