GOOGLE, APPLE, FACEBOOK E AMAZON SONO DAVVERO I NUOVI POTERI FORTI?

Secondo Franklin Foer sì, ed in modo anche disonesto. I sovrani supremi di questo “nuovo mondo” sono loro: gli algoritmi.
Una scrittura saggistica e un pensiero agli antipodi – rispetto a quanto affermato da Baricco in The Game – sono propri dello scrittore Franklin Foer e del suo libro I nuovi poteri forti. Come Google Apple Facebook e Amazon pensano per noi”, edito da Longanesi.

Una tendenza all’unificazione e al monopolio, pervade le pagine in cui Foer accusa le sopracitate big tech e i suoi fondatori, di violare la libertà e il libero pensiero umano. La prima parte del saggio passa in rassegna ciascun attore protagonista della rivoluzione accaduta negli ultimi decenni, delineandone gli obiettivi, la ragion d’essere e i punti critici.

I titoli sono apocalittici: “La storia secondo Google”, “Mark Zuckerberg contro il libero arbitrio”, “Jeff Bezos e la distruzione della conoscenza”. Il capo d’accusa è che questi colossi non compiano, come millantano dalla loro nascita, un’opera di democratizzazione del sapere o di diffusione dell’informazione, ma, al contrario, ci veicolino verso le notizie a cui siamo più affini, non consentendoci l’inveterata libertà di scelta. Il monopolio potrebbe essere non assecondato, ma questo costerebbe un’enorme fatica. La stessa che non vogliono fare i giornalisti, che negli ultimi periodi, si danno da fare per rientrare negli algoritmi di Google.

Da queste deliberate scelte deriva la deformazione di intere professioni, che cambiano i propri ritmi e i propri schemi di lavoro in osservanza della devozione per le big tech e per ciò che queste possono garantire loro. 

Franklin Foer ammette, nel prologo e in seguito in altri punti del libro, che questo suo giudizio è stato influenzato dalla sua (negativa) esperienza al New Republic – rivista statunitense che, nel 2012, ha visto l’arrivo di Chris Hughes, compagno di stanza ad Harvard di Zuckerberg e incarnazione dello spirito del tempo.

Infine, l’illuminazione. Consapevole che tornare indietro e abbandonare tutta la digitalizzazione sia impossibile, Foer indica una grotta nella quale ancora oggi è possibile rifugiarsi: la carta stampata, che garantisce l’isolamento dal flusso di dati e da continue notifiche. Sottolinea il potere della contemplazione e dell’isolamento per proteggere la cultura, la democrazia e l’individuo. 

Una tesi estrema e neanche troppo coinvolgente. Durante l’argomentazione di Foer sembra di capire che le big tech siano state pensate e realizzate con i presupposti più infimi.
Stento a crederci, in ogni caso lo consiglierei a chi ha già un’infarinatura di cosa sia stata l’ascesa dei grandi colossi della tecnologia. 

Martina Bissolo