CIMO TOP TALENT #17 FRANCESCA SELVINI, UN RACCONTO FATTO IN RIMA

Scrivere poesie è un po’ come girare film, dipingere quadri o  comporre canzoni, fare arte oltre a stimolare la propria creatività e a volte può portare a raggiungere traguardi importanti. Francesca infatti racconta che la sua passione per la scrittura l’ha portata fino a Roma per vincere un concorso.

«Nel dicembre 2017 ho partecipato al concorso letterario Gioacchino Belli XXIX edizione, con una poesia edita autobiografica scritta nell’estate del 2016. Chiamata successivamente finalista del concorso stesso, ho partecipato alla proclamazione in Campidoglio, presso la sala Protomoteca. Il bando, oltre alla sezione di Poesia edita alla quale ho partecipato, abbracciava anche la poesia in dialetto, la pubblicazione di testi narrativi e opere di carattere figurativo». Le sensazioni: «Felice di poter essere nel tempio della cultura italiana e nella cittá del mio cuore, non per niente la poesia si intitola “Roma” ».

Per capire come la nostra CIMER è arrivata fino alla capitale, è necessario capire cosa c’è dentro di lei per muovere tutto questo estro.

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«Penso che la scrittura sia una delle mie passioni più nascoste e insite in me, forse, oserei dire la mia più grande passione. Ho iniziato a avvicinarmi alla narrativa nei primi anni di scuola elementare. Ricordo che appena uscita da scuola, mi rintanavo in camera per leggere in silenzio libri di narrativa più o meno fattibili per una bimba di 8 anni; a seguire scrivevo, il momento che preferivo di più per dare sfogo ai miei pensieri era prima di spegnere la luce e abbracciare il mondo dei sogni».

Già da queste parole si può capire che Francesca con la letteratura non scherza : «Prima di scrivere solitamente conto fino a 10, ma non ci impiego molto, semino parole quasi inconsciamente. Come se per quei 10 secondi rimanessi in apnea e poi entrassi, tutto d’un tratto in un mondo parallelo, dove riesco completamente a esprimere me stessa».

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Come ogni scrittore che si rispetti, anche Francesca ha degli autori preferiti: «Credo fermamente che l’unicità dell’uomo stia nella sua vulnerabilità, ed io, vulnerabile per eccellenza, mi dondolo su un’altalena che va da Kafka a Bukowsky, da Pirandello a Machiavelli. Ma nel cuore ho “Itaca per sempre” di Luigi Malerba».

Molto profonda e con un carattere deciso, Francesca conclude l’intervista ribadendo lo stesso concetto iniziale: «Quando scrivo sono felice, la mia è una felicità direttamente proporzionale alla fonte delle parole che scrivo: l’immaginare e la mia immaginazione vola quando apro la porta di casa dei miei pensieri, intrappolandoli nero su bianco».

 

Ginevra De Fabritiis Galli