OSCAR 2017. L’edizione dei colpi di scena

Oltre che per la clamorosa gaffe finale di Warren Beatty, con l’annuncio sbagliato del miglior film, questa 89ª edizione della cerimonia sembra già destinata a passare alla storia. Dopo la diretta di Valerio Moccia, ecco alcuni momenti per cui non dimenticheremo la serata…

Il caso La La Land vs Moonlight

Un’edizione che sarebbe potuta essere memorabile già solo per il fatto che il musical La La Land avesse ricevuto ben 14 candidature. Si tratta di un record storico, un  primato analogo fu stabilito solo  da Eva contro Eva nel 1951 ed eguagliato nel 1998 da Titanic. A prescindere dall’esito della notte degli Oscar, La La Land è entrato ufficialmente nella storia degli Academy Award.

Il film di Damien Chazelle ha comunque portato a casa sei statuette (per attrice protagonista, regista, fotografia, sceneggiatura, colonna sonora e canzone originale), poco meno della metà delle nomination che aveva, ma non il premio più ambito e importante. Il miglior film è infatti Moonlight, annunciato alla fine della cerimonia dopo una gaffe non  certo consona al contesto. Sembra che a causa di una busta sbagliata consegnata a Warren Beatty, quella usata poco prima per proclamare Emma Stone (miglior attrice), l’Oscar per il miglior film sia stato inizialmente assegnato a La La Land. La reale vittoria spettava però a Moonlight, già favorito per il delicato tema trattato. Scritto e diretto da Barry Jenkins, racconta le sofferenze di un giovane ragazzo di colore, omosessuale,  obbligato a diventare spacciatore anche per difesa esistenziale. La clamorosa smentita è arrivata dopo ben 140 secondi, quando già i produttori di La la Land erano saliti sul palco e avevano iniziato il loro discorso di ringraziamento. Il caso ha fatto e farà discutere, da alcuni è stato addirittura interpretato come uno spodestamento “fisico” in cui vedere siglato metaforicamente il passaggio a un “black power”. La società che si occupa del conteggio dei voti agli Oscar, la PricewaterhouseCoopers, oltre a essersi scusata, ha comunque annunciato di aver aperto un’inchiesta sull’errore di annuncio, che per fortuna, sul momento, è stato ben gestito dai nominati e dal presentatore Jimmy Kimmel.

Un’ edizione “senza frontiere

Grazie alla sua interpretazione in Moonlight, l’attore californiano Mahershala Ali è il primo attore musulmano a ricevere l’Oscar. Nella categoria riservata al miglior attore non protagonista,  ha battuto Jeff Bridges (Hell Or High Water), Lucas Hedgers (Manchester By The Sea), Dev Patel (Lion – La strada verso casa)Michael Shannon (Animali Notturni). La sua vittoria è stata letta come uno “schiaffo” nei confronti della politica del neopresidente Donald Trump, in particolare della sua chiusura nei confronti di alcuni paesi mediorientali.

Ma non solo, lo scorso anno i movimenti per i diritti degli afroamericani polemizzarono perché nessun artista di colore era stato premiato. In questa 89ª edizione, oltre a Mahershala Ali è stata premiata Viola Davis come miglior attrice non protagonista in Fences- Barriere di Denzel Washington.

L’edizione verrà ricordata anche come una delle più festose, grazie all’esibizione di Justin Timberlake in apertura, con la sua canzone Can’t stop the feeling, e la più aperta agli abitanti del mondo “reale”, alle persone qualunque. Anche l’aver fatto sfilare un gruppo di “turisti” davanti alle star di Hollywood è stato visto come affronto evidente alla politica di Donald Trump, che nel corso della cerimonia è stato “pizzicato” da Jimmy Kimmel anche via Twitter, ottenendo migliaia di retweet in pochi secondi. Un altro smacco è stata l’attribuzione dell’Oscar per il film straniero a il Cliente di Asghar Farhadi, assente per non aver voluto accettare permessi speciali che gli permettessero di partecipare alla cerimonia, dimostrando sostegno verso chi è stato colpito dal Muslim Ban. Lo ha sostituito una concittadina iraniana che ha letto il suo importante messaggio contro ogni tipo di divisione. Nonostante ciò contro le aspettative e le previsioni fatte alla vigilia della cerimonia per una serata “anti Trump”, gli attacchi al neopresidente sono stati abbastanza moderati.

Made in Italy” da Oscar

Riguardo al suo Fuocoammare Gianfranco Rosi, alla vigilia degli Oscar si era raccomandato che se avesse perso -come è accaduto- non si sarebbe dovuto parlare di delusione, perché non lo sarebbe stata. Il successo è stato anche solo l’aver portato Lampedusa e il suo grido di dolore in cinquina, più di cinquant’anni dopo l’unico altro documentario italiano ad essere andato tanto lontano: La grande Olimpiade, regia di Romolo Marcellini, nel 1962.

Rosi ha sottolineato l’assunzione di un valore universale per il film documentario e una grande  soddisfazione è stata per lui l’esser entrato nel “ghetto” di un genere, il cinema non fiction, che dall’istituzione di un Oscar (negli anni Quaranta) ha aperto raramente le nomination a film non americani. Anche quest’anno infatti Fuocoammare era l’unico titolo non americano e si scontrava con titoli molto importanti, sia a livello di contenuto che di investimento economico nella cosiddetta campagna degli Oscar:  XIII emendamento (sulle condizioni nelle carcere degli afroamericani), della regista di Selma Ava DuVernay, I Am Not Your Negro di Raoul Peck (ispirato all’intellettuale afroamericano James Baldwin), Life, Animated di Roger Ross Williams (su un ragazzo affetto d’autismo che tramite i cartoon Disney è riuscito a comunicare) e infine O.J.: Made in America, regia di Ezra Edelman, sulla storia dell’ex campione di football oggi in carcere per omicidio O.J. Simpson che – come da previsioni – stato proclamato vincitore.

A consegnare al nostro Paese l’unica statuetta sono stati  Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini che insieme a Christopher Allen Nelson sono stati premiati per il miglior trucco nel film Suicide Squad, dimostrando che la forza e il valore delle nostre maestranze non sono solo un retaggio del passato, l’artigianato made in Italy continua a trionfare anche a Hollywood!

Non resta che chiedersi se ciò che maggiormente farà parlare di questa edizione, l’errore commesso nella consegna della busta per il miglior film, avrà conseguenze e, se sì, quali. Noi di CIMOinfo resteremo attenti agli sviluppi e speriamo di potervi aggiornare, perciò…stay tuned!