Remote_Milano_finale_ZONAK_ foto di Luca Meola

REMOTE MILANO. La sfida di ZONA K

Può una piccola realtà in evoluzione dare vita ad una grande performance?

Valentina Picariello e Sabrina Sinatti, della direzione artistica di ZONA K, ospiti lunedì 26 ottobre all’interno del corso di Storia del Teatro e dello Spettacolo della professoressa Carpani, ci dicono che sì, si può costruire un grande progetto pur essendo una piccola realtà associativa, ma solo se c’è tanta passione, motivazione e la voglia di lavorare giorno e notte finché non si è dato il meglio.

ZONA K è un’associazione culturale che nasce nel 2009 nel quartiere Isola di Milano con lo Valentina Picariello e Sabrina Sinatti parlano agli studenti di CIMOscopo di creare un luogo versatile e accogliente, atto alla libera circolazione di arti e culture. A partire dal 2012 comincia a proporre i propri progetti all’interno di una programmazione che risponde ad un’idea di missione culturale a 360 gradi: non solo spettacoli teatrali e di danza, ma  mostre fotografiche, laboratori per famiglie, incontri e dibattiti con politici e uomini di cultura, che si muovono attraverso focus su temi attuali e d’interesse per la società. Un progetto articolato e stimolante che va verso la multidisciplinarietà e l’intergenerazionalità, e che vuole farsi piattaforma di scambio e condivisione all’interno di uno spazio metamorfico, capace di trasformarsi continuamente (da teatro a galleria ecc.) per accogliere le esigenze di chi ne fa uso.

Quest’anno  ZONAK ha accolto una grande sfida e ha ospitato per la seconda volta Remote Milano, versione milanese di Remote X, spettacolo-performance itinerante ideato dal collettivo svizzero-tedesco dei Rimini Protokoll . Si tratta di una performance molto particolare che consiste in una passeggiata urbana in cui i partecipanti, gruppi di massimo 50 persone, esplorano la città, cuffie alle orecchie, seguendo una voce artificiale che li guida e che propone loro azioni, riflessioni, nuovi punti di vista da cui osservare il mondo che li circonda. Accade così che gli spettatori diventano spettat(t)ori: sono chiamati ad agire e ad ascoltare, ad osservare e ad essere osservati, a fare un viaggio interiore e insieme esteriore, ad essere individui, ma anche gruppo. La performance  propone una visione innovativa e anticonvenzionale del rapporto tra pubblico e azione teatrale e lancia anche una provocazione rispetto al potere dell’intelligenza artificiale, incarnata appunto dalla voce metallica (stile navigatore) che scatena  negli spettat(t)ori le più diverse reazioni: c’è chi si sente a disagio, chi prova fastidio e senso di ribellione al comando e chi, invece, si sente al sicuro e tranquillizzato dal fatto di non dover scegliere e potersi, invece, abbandonare ad una guida. È una performance unica che non si ripete mai allo stesso modo e contempla il caso e la vita reale nella sua imprevedibilità,  ma non solo, è un progetto che valorizza il territorio, proponendo ai cittadini nuovi modi di abitarlo e in questo senso offre un’interessante riflessione sullo statuto del teatro e sulla sua funzione sociale.

Si costituisce come un format, una struttura drammaturgica ampia, aperta e modulare che, pur mantenendo degli elementi fissi (sempre presente il passaggio in un parco, in un cimitero, e in un luogo simbolo del potere), si può adattare alle diverse città che la ospitano e qui entra in gioco l’associazione ZONA K che, dopo essere entrata in contatto con i Rimini Protokoll attraverso una conoscenza  in comune, si è proposta di curare la realizzazione milanese della performance. In concreto: sono andati ad interrogare tutti quei luoghi della città che sarebbero potuti rientrare nella performance, hanno valutato la loro disponibilità, si sono fatti concedere le autorizzazioni  e hanno costruito la mappatura urbana sulla base della quale i Rimini Protokoll hanno modellato la performance. Dalla perlustrazione sul territorio è emerso come grosse istituzioni da cui ci si aspetterebbe collaborazione hanno dimostrato riluttanza, mentre ben due ospedali hanno dato grande disponibilità (il Fatebenefratelli ha messo a disposizione la sua chiesa, la terrazza e addirittura il reparto di radiologia).

Dal punto di vista economico, ZONA K è riuscita ad affrontare un progetto di questo calibro anche grazie ai finanziamenti ricevuti  attraverso un bando pubblico del Comune di Milano che ha apprezzato il progetto e lo ha supportato; inoltre l’entrata dei biglietti ha coperto gran parte dei costi. La campagna comunicativa tramite web e social, ma anche stampa, ha messo in luce la difficoltà di trasmettere il contenuto di un progetto così ibrido: seguendo il consiglio dei Rimini Protokoll l’associazione ha cercato di comunicare l’idea di una performance teatrale diversa, con una componente culturale, sociale e politica ma anche ludica. Non a tutti però il messaggio è arrivato chiaro, e ZONA K ha ricevuto da molti over60  domande del tipo: “come funziona questo giro turistico?”.

Tanto la fase di pre-produzione quanto la gestione live degli imprevisti che questo tipo di performance comporta hanno richiesto grande impegno ed efficienza e ZONA K non si è tirata indietro: ha accolto la sfida con fiducia e determinazione, dando vita ad una performance che ha registrato in breve tempo il tutto esaurito e ha contribuito alla vitalità culturale della nostra città.