TWITTER E LA POLITICA: COSA SUCCEDE QUANDO LA GUERRA DIVENTA SOCIAL

Negli ultimi anni abbiamo assistito a guerre in cui i media hanno ricoperto un ruolo rilevante.

Se dovessimo fare una classifica delle piatteforme che più di tutte veicolano i contenuti d’informazione ma al tempo stesso aggregano gli utenti, troveremmo al primo posto Twitter, seguita da Instagram, divenuta un social in cui sempre più spesso si è cercato divulgare informazioni per i più giovani. 

Nel corso degli anni, Twitter è diventato il palcoscenico della politica internazionale, infatti, sempre più personalità e istituzioni globali usano il social per informare e per interagire con i propri followers. Queste interazioni sono state studiate dall’agenzia France Presse che ha realizzato un progetto che si chiama e-diplomacyhub che mostra in tempo reale tutti i tweet che si scambiano o che postano le personalità più influenti del mondo. Questo nuovo utilizzo di Twitter disegna nuove geografie della diplomazia e cambia anche il racconto delle guerre. Sempre più spesso i conflitti armati vengono raccontati tramite tweet dalle parti coinvolte, mentre si stanno svolgendo. Tuttavia, le informazioni che vengono veicolate su questa piattaforma durante i conflitti non possono essere considerate sempre come informazioni di natura puramente giornalistica, poiché spesso i governanti maneggiano i social network utilizzandoli come strumenti di propaganda e di intimidazione del nemico.

Oggi molte persone definiscono il conflitto Russia-Ucraina come una guerra social in cui questi diventano un vero e proprio campo di battaglia. La propaganda e il controllo delle informazioni sono alcune delle armi più utilizzate in Russia; per esercitare il controllo sui cittadini, Putin ha bannato Facebook, Instagram e Twitter, tre social network che nel corso degli ultimi anni si sono impegnati a condannare le fake news promuovendo le notizie veritiere. Il ministro della digitalizzazione ucraino Mykhailo Fedorov ha dichiarato che Twitter è parte della strategia di guerra e che i social media sono essenziali in questo momento per mostrare al mondo quello che sta succedendo nel paese. Twitter, in particolare, sta tentando di veicolare notizie corrette e di condannare le atrocità commesse. Per farlo, è stato creato un hashtag che permette di avere informazioni autenticate e in tempo reale rispetto alla guerra e sono stati cancellati i tweet che minimizzano o smentiscono quello che sta succedendo in Ucraina, anche per preservare l’integrità della piattaforma.

Come i comuni utenti anche i leader mondiali stanno postando e commentando il conflitto esprimendo le proprie posizioni e i propri pensieri sui social network, in particolare su Twitter, facendo sorgere nuovamente la domanda: è giusto che i leader di Stato abbiamo un profilo Twitter? Alcuni capi di governo hanno affermato che se fossero esclusi dal mondo dei social si sentirebbero limitati, ma esiste una corrente del pensiero comune che ha posizioni diverse e ritiene che le persone a capo dello Stato non dovrebbero pubblicare un pensiero di 280 caratteri sulla rete senza alcun filtro o revisione. 

Veronica Minardi