DISNEY+ INTRODUCE LA PUBBLICITA’: COSA CAMBIA PER GLI UTENTI?

Una delle notizie più chiacchierate degli ultimi giorni riguarda il lancio da parte di Disney di una nuova modalità di subscription, attesa tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Si tratta di un piano che verrà lanciato prima negli Stati Uniti e successivamente negli altri paesi che ospitano la piattaforma. Ma di cosa si tratta?

Sembra che il grande colosso dell’audiovisivo abbia deciso di lanciare una versione advertising-based video on demand (AVOD). Ma per comprendere davvero il cambiamento che avverrà per Disney+ è necessario fare un’overview complessiva dei modelli di business.

Come precedentemente detto, Disney+ sperimenterà un modello AVOD: solitamente si tratta di versioni gratuite per i consumatori, poiché le piattaforme vengono finanziate direttamente dalle pubblicità che durante la visione dei contenuti vengono presentate agli spettatori. Si tratta di un modello diverso dai modelli Transaction Video on demand (TVOD) e Subscription Video on demand (SVOD). Nel modello TVOD, i consumatori acquistano i contenuti secondo la procedura del pay-per-view mentre nel modello SVOD i consumatori pagano una quota fissa ogni mese per avere a disposizione un intero catalogo di contenuti.

Cosa succederà ora a Disney+? I contenuti saranno gratuiti poiché sostenuti dalla pubblicità?

Non sarà proprio così, perché in realtà Disney+ diventerà un ibrido: il modello AVOD introdurrà la pubblicità, ma verrà comunque mantenuta una tariffa base di 8$ al mese. Disney+ ha preso questa decisione perché vuole raggiungere sempre più consumatori e diminuendo il prezzo dell’abbonamento spera di poter raggiungere l’obiettivo di ottenere tra il 230 e i 260 milioni di abbonati a Disney+ entro il 2024.

Percorrendo questa strada, Disney si troverà a competere con molti più rivali: non si tratterà più soltanto di Netflix, AmazonVideo o AppleTv, ma al tempo stesso anche di competitor come WarnerMedia, Paramount Global e NBCUniversal. Il cambiamento segnerà una svolta importante rispetto alla storica decisione di essere ad-free. Disney Channel che ha accompagnato la nostra infanzia, al contrario di altri network come Nickelodeon, è sempre stato ad-free. In ogni caso, guardando al nuovo piano, sembrerebbe che alcune aree rimarranno ad-free, anche se un marchio come Pixar ha già attirato l’attenzione degli investitori. 

La notizia ha dato spazio a diverse discussioni riguardo il successo che potrebbe avere una decisione del genere. Molti, infatti, si chiedono se potrà funzionare o se in un panorama così ampio si rischierà di perdere l’unicità del servizio. Una cosa è certa, da anni Disney lavora sulle strategie per aumentare la propria audience e questo potrebbe essere un ulteriore step verso la vetta delle subscriptions.

Disney è maestro dello storytelling e ogni film lascia un’impronta, le storie e i personaggi fanno parte della nostra vita e della nostra cultura. In più, soprattutto negli ultimi anni, Disney ha capito che è importante che l’offerta sia differenziata e che copra tutti i target, ed è così che ha ampliato la propria proposta: non solo bambini ma anche serie televisive di successo che trovano un riscontro tra adolescenti e adulti, eroi senza tempo che fanno in modo che chiunque possa riconoscersi sulla piattaforma; questo si traduce in una fedeltà a lungo termine che accompagna lo spettatore e la sua famiglia dal momento dell’infanzia a quello della maturità. Non solo storytelling e contenuti ma anche hype e nostalgia: i film presenti sulla piattaforma evocano ricordi felici dell’infanzia e tutti vorrebbero ritornare a quel periodo in cui si era spensierati, quando “Ohana significa famiglia” e “Hakuna Matata” è un modo per vivere senza pensieri. Potrà quindi funzionare il nuovo modello di business? Bisognerà capire quanto gli utenti saranno disposti a guardare uno spot pubblicitario tra un episodio e l’altro e se questo non li dirotterà su altre piattaforme ad-free. 

Veronica Minardi