Al giorno d’oggi veniamo bombardati in modo continuo da contenuti visivi, progettati per attirare la nostra attenzione: siamo colpiti da ciò che è effimero, ciò che provoca in noi una gamma di emozioni differenti. Eppure, se c’è qualcosa che guida da sempre le interazioni sociali, è la voce.
Basti pensare alla radio: sin da quando è arrivata nel nostro Paese, svolge un ruolo fondamentale nella vita di tutti noi. Si tratta infatti del primo mezzo di comunicazione di massa, che vede una trasformazione in seguito alla Seconda Guerra Mondiale. La radio ha tenuto compagnia a molte casalinghe, ma ha scatenato anche il panico tramite la trasmissione La guerra dei mondi di Orson Wells e ancora oggi intrattiene un gran numero di automobilisti bloccati nel traffico.
Se pensiamo alla voce pensiamo immediatamente al telefono: prima della diffusione dei telefoni mobili, il telefono di casa era il punto di riferimento per la comunicazione sociale. Infatti, la prima cosa che si faceva quando si conosceva qualcuno era proprio lasciare il proprio numero di telefono di casa, in modo da potersi mantenere in contatto.
È anche vero, però, che il telefono richiede una certa sincronia: se con i moderni social media possiamo comunicare in maniera asincrona, col telefono fisso questo non era possibile, in quanto richiedeva una certa disponibilità da entrambe le parti. Senza sincronia, non si poteva comunicare.
Questo non significa, però, che la voce abbia bisogno necessariamente di sincronia: pensiamo ai podcast, format molto in voga in questo ultimo periodo. Esso viene definito come «trasmissione radio diffusa via internet» e permette di essere scaricato e ascoltato in qualsiasi momento si desideri. Ultimamente il podcast viene utilizzato anche per finalità di marketing, in modo da comunicare all’ascoltatore i valori dell’azienda con l’obiettivo di attirarlo a sé. Infatti, in seguito all’ascolto, il fruitore può decidere di cercare l’azienda sui social media e magari di acquistare anche qualche prodotto.
Non è possibile parlare di voce nei media senza menzionare l’app del momento: Clubhouse. Si tratta infatti di un’applicazione in cui il ruolo della voce risulta essere fondamentale: vengono create delle stanze virtuali in cui gli utenti possono discutere in tempo reale di un argomento concordato.
Clubhouse si fonda sul criterio dell’esclusività: infatti, al momento è disponibile solo per gli utenti che utilizzano un dispositivo con sistema operativo iOS. Inoltre, si accede all’applicazione solo dopo aver ricevuto un invito da un amico. All’interno delle stanze virtuali troviamo dei moderatori, ovvero coloro che regolano gli interventi. Questa figura non è affatto nuova, ma è presente sin dai tempi dei forum presenti a cavallo tra Web 1.0 e Web 2.0.
Clubhouse rappresenta una vera e propria sfida e porta con sé numerosi dubbi: resisterà al tempo? Ci si chiede soprattutto se sarà in grado di fronteggiare i grandi competitor come Facebook, già sul piede di guerra e pronto a creare delle proprie stanze virtuali in cui discutere. Alcuni sono fermamente convinti che quest’applicazione sarà fondamentale per alimentare la brand reputation di molte aziende, in quanto la voce è ciò che meglio riesce a comunicare i valori. Insomma, non ci resta che attendere!
Melissa Casula