IL CORONAVIRUS AL TEMPO DEI SOCIAL

Come ben sappiamo, grazie alla tecnologia le notizie approdano velocemente sulle piattaforme social, ritenute essere spazi utilizzabili da chiunque voglia restare aggiornato. E in questo periodo di forti limitazioni imposte per contrastare la diffusione del coronavirus, anche la solidarietà online sta dando un suo contributo per nulla indifferente.

Gli Italiani, che in un primo momento erano apparsi impreparati a tanto rigore, oggi sembrano essere pronti ad affrontare questa situazione di emergenza nel migliore dei modi, anche grazie all’online.

Attrezzati di smartphone, tv, tablet e tanti altri dispositivi digitali presenti sul mercato, la gente pare si stia cimentando in vari tipi di attività pur di trascorrere una quarantena che si discosti dal clima di tensione venutosi a creare nelle ultime settimane. Sono state molte le iniziative solidali intraprese da svariati personaggi pubblici, i quali hanno deciso – grazie alla loro visibilità – di diffondere messaggi di speranza, e condividere – con i loro followers – momenti fatti di gioia e spensieratezza. Dalle challenge agli ashtags #andràtuttobene e #iorestoacasa, passando per campagne di raccolta fondi istituite per aiutare alcune delle strutture ospedaliere maggiormente in crisi.

Insomma, l’Italia sta rispondendo a gran voce – e ancora più importante, all’unisono – al grido di aiuto che da settimane ci accomuna. Ma la partecipazione non si è fatta viva solo sui social: da nord a sud, senza alcuna distinzione regionale, le nostre case si sono vestite di bandiere tricolore e, stracolme di positività, tutti i pomeriggi intonano nei propri balconi un inno, il nostro inno.

Ma se da una parte la tecnologia sta salvando le nostre giornate dalla solitudine e ci fa sentire tutti più vicini nonostante la distanza sociale che ci tiene lontani, l’altra faccia della medaglia non è poi così tanto genuina come vorremo che fosse: i social, purtroppo, sono stati anche i veicoli per la diffusione di fake news che hanno impiegato ben poco tempo ad essere propinate come fonti vere ed attendibili.

Uno degli ultimi casi è rintracciabile in una vecchia notizia del 2015 del TGR Leonardo in cui era stato affermato che in Cina venissero effettuati già allora degli studi sul coronavirus; una erronea interpretazione della notizia ha portato un individuo alla creazione di disinformazione collettiva, asserendo che il virus fosse stato creato in laboratorio e che quindi vi fosse un velo di mistero riguardo la vera natura del nostro attuale nemico. A prova di smentita, l’affermato virologo Roberto Burioni scrive così sul
suo canale Twitter: «L’ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo». Sfortunatamente, questo non è un caso isolato e sono molte le fake news circolanti sul web.

In conclusione, da tutto ciò si evince quanto i social siano in grado di catturare l’attenzione degli individui e a veicolare notizie con una velocità quasi surreale. È quindi questo il momento ideale per rendere le piattaforme dei veri e propri luoghi aperti alla socializzazione e alla cooperazione e fare in modo che nessuno venga lasciato solo.

Giada Catania