Sintetizzare in solo 12 film (qui inseriti in ordine sparso) una lunga annata cinematografica non è compito facile, ma con l’anno nuovo ormai alle porte anche per CIMOinfo è arrivato il momento di compilare la propria lista. Chiaramente questo tipo di liste, seppur sempre attese, non metteranno sempre tutti d’accordo, ma, alla fine dei conti, sentiamo che il nostro scopo è creare una sempre giusta discussione amichevole tra noi appassionati di cinema. Buona lettura!
“Arrival” di Denis Villeneuve
Dopo quest’anno ormai sembra piuttosto chiaro usare il termine “autore” quando si parla di Denis Villeneuve, che è sempre capace di parlare di cinema. Non solo Arrival è un film di fantascienza innovativo nelle proprie scelte (con gli alieni invasori non si combatte, si dialoga) e con un messaggio sociale e politico ora quanto mai importante, ma è anche un discorso consapevolmente metatestuale, che afferma con forza la potenza del cinema nel creare nuovi significati nella scelta di far comparire proprio gli alieni protagonisti attraverso uno schermo che non può che essere metafora dello schermo cinematografico.
“Dunkirk” di Cristopher Nolan
Un film architettato come un meccanismo perfetto. Regia, sceneggiatura, montaggio e sonoro sono perfettamente usati ad uno scopo: farci sentire con i soldati inglesi lì, sulla spiaggia di Dunkerque mentre infuria la battaglia. E per 2 ore in sala davvero si ha l’impressione di essere sotto bombardamento.
“Madre!” di Darren Aronofsky
Il film che ha creato maggiore divisione in pubblico e critica di tutto l’anno: Madre! si ama o si odia, senza mezzi termini. Eppure questo è dovuto al fatto di essere un film così sfacciatamente e spudoratamente anarchico e personale, con Aronofsky che si lascia andare nella propria visione del processo di Creazione. Il coraggio va sempre premiato.
“La La Land” di Damien Chazelle
A detta di chi scrive il film più bello dell’anno. La La Land è una storia d’amore che ricorda a tutti perché ci si innamora del cinema: ci lascia con una meraviglia e una bellezza che riempiono gli occhi e il cuore. Ci sbilanciamo e diciamo che quella famosa statuetta se la sarebbe meritata.
“Blade Runner 2049” di Denis Villeneuve
Riprendiamo le considerazioni fatte in precedenza su Denis Villeneuve, che valgono anche per questo sequel di Blade Runner e rimandiamo per un’analisi più approfondita a questo articolo . Resta da dire che il film come noir funziona perfettamente e il lavoro alla fotografia è maestoso e Roger Deakins si candida prepotentemente a vincere l’Oscar l’anno prossimo.
“Split” di M. Night Shyamalan
Il ritorno al successo di M. Night Shyamalan. Split è un film interessante non solo per la propria fattura e la propria realizzazione, ma piuttosto per come gioca sul suo collegamento ad un’opera precedente del regista (non vi diciamo quale), che ricontestualizza tutto il senso della pellicola, e sul proprio genere, andando a trovarsi una propria via innovativa di essere sia un sequel che un superhero movie.
“Scappa – Get Out” di Jordan Peele
Per quanto riguarda l’horror distribuito in sala, se si va a guardare unicamente gli incassi il fenomeno del 2017 dovrebbe essere il remake di IT ad opera di Andres Muschietti, ma in realtà il film di Peele ha maggiori meriti, in quanto ci ricorda quanto bene il cinema di genere (e l’horror in particolare) possa affrontare argomenti politici e sociali (in questo caso la spinosa questione razziale in America).
“L’ombra della paura” di Babak Anvari
Abbiamo parlato dell’horror distribuito in sala, ma concedeteci di parlare anche di quello uscito in home video: in DVD e Blu Ray sono stati distribuiti in Italia pellicole interessanti come il belga Raw di Julia Ducourneau o Goksung del coreano Na Hong-jin, ma a prendersi il suo posto su questa lista è l’iraniano L’ombra della paura di Babak Anvari (distribuito dall’interessante realtà di Midnight Factory), che non solo regala suspance e tensione costanti ma anche una scrittura complessa e ricca di rimandi che usa spettri e fantasmi per raccontare cosa voglia dire vivere sotto l’ombra della guerra.
“Manchester by the sea” di Kenneth Lonergan
Altro grande protagonista della stagione degli Oscar ad inizio anno, Manchester by the sea è una pellicola estremamente toccante, ma che con maturità mantiene sempre un tono asciutto e lontano da sentimentalismi ed è forte della scrittura di un personaggio principale complesso e il cui conflitto drammatico resta sempre senza risoluzione.
“Rogue One: A Star Wars Story” di Gareth Edwards
L’ottavo capitolo è uscito ora nelle sale, ma ad inizio anno è stato questo Rogue One ad ampliare l’ecosistema narrativo di Star Wars. Non solo lo stile registico e le scelte narrative (in particolare il sacrificio finale) colpiscono, ma sorprende anche la scelta di Disney di mettere Gareth Edwards alla regia, che così conferma la sua ascesa da regista inizialmente indipendente. È da augurarsi che il cinema mainstream venga sempre più contaminato da questo tipo di talenti.
“Moonlight” di Barry Jenkins
Una delle statuette al miglior film più discusse nella storia recente degli Oscar. Al film di Barry Jenkins sono stati dati significati politicizzati e condizionati dalla attuale situazione americana, ma in realtà il suo merito maggiore è quello di essere una bella storia di un uomo che vive il conflitto tra lo slancio verso la propria identità personale e le pressioni del contesto sociale e del destino su di sé. Ed il film è bilanciato nel non lasciare una risoluzione definitiva a questo conflitto.
“Twin Peaks: The return” di David Lynch
Il ritorno alla regia di David Lynch dopo anni di inattività è uno degli eventi cinematografici più importanti dell’anno. Che la si ami o la si odi, la nuova stagione di Twin Peaks sfonda qualsiasi concezione di Serie Tv e di Cinema che il pubblico abbia. Un film lungo 18 ore indefinibile che è riuscito ad avere il prestigioso riconoscimento di essere in cima alla top 10 del 2017 dei Cahiers du Cinema.
Quale migliore occasione delle vacanze natalizie per vedere alcuni di questi film? Popcorn e telecomando a portata di mano #CIMERS !
Marco Santeusanio