Premetto che non sono un’ appasionata di moda e purtroppo so poco di sostenibilità. Ma il nostro corso di laurea magistrale, CIMO, ci spinge ad esplorare nuovi mondi; perciò ho accolto l’invito a partecipare al FashionCamp 2016 , un barcamp di due giorni cui obiettivo è esplorare la moda in tutti i suoi punti di vista, cercando di prevedere un possibile futuro pienamente eco-sostenibile nella produzione dei capi di abbigliamento attraverso nuove tecnologie e tecniche di produzione, o semplicemente comunicando in modo diverso come fanno svariati fashion blogger. La casa di quest’edizione è stata il Talent Garden di Milano , lontano dal traffico di Milano ma al centro dell’innovazione, visto che è incubatrice di numerose start up tra cui la neonata Helpling.Il file-rouge che ho seguito nella scelta delle conferenze a cui ho partecipato è stato la mia passione e curiosità per i social media in cui il mondo della moda con scarpe, vestiti, sia diventato una vetrina e una passerella non solo per i fashion blogger ma anche per appasionati. In questo ambito, Instagram fa da padrone, con i suoi svariati filtri che renderebbero glamour anche un caffè preso allo “Gnomo”. Nessun aspetto è lasciato al caso nelle fotografie postate su Instagram, esse devono esprime il meglio del momento qualunque esso sia. Forse è un po’ troppa pressione: ogni social ormai è diventato una televisione sulla nostra vita quotidiana, nei limiti da noi imposti. Tuttavia, quella libertà di espressione tanto a lungo promessa dall’esplosione del Web 2.0, comincia ad affievolirsi. Si tende sempre a far vedere l’aspetto più bello, quando ciò che si vuole fare a volte è lasciarsi andare in una semplice foto in pigiama da condividere con i nostri amici più cari. E questo lo hanno capito i Millennians che ormai usano prettamente Snapchat per le loro comunicazioni, in modo che anche una foto in pigiama può essere un gesto naturale e non “filtrato”, come fa la fashionblogger Sonia Grispo. “Su Snapchat sono io. Instagram è lavoro” dichiara Sonia. Qui si seguirebbe le persone che si frequenterebbero anche offline, mentre Instagram è un elogio alla bellezza, di qualunque tipo.
La Snapchatmania ha colpito l’Italia raggiungendo 673mila il numero di utenti attivi con il 61% di utenti tra i 16 e 24 anni (dati ufficiali relativi al Q4 del 2015). Questo è un piatto ghiotto per i grandi brand che vogliono entrare in gioco per coinvolgerci sempre di più. Tuttavia è un grande rischio: una produzione che scompare dopo 24 ore, ma soprattutto l’assenza di una prova effettiva dei risultati ossia il report effettuato attraverso metriche e monitoraggio che non sono ancora disponibili, fa paura a molte aziende. Le cose stanno cambiando, anche da quando Instagram ha “preso d’ispirazione” da Snapchat per effettuare molte delle sue nuove aggiunte. Il futuro è meno prevedibile anche se secondo il Creative Strategist Freelance Giuliano Ambrosio esso risiede nel video: la possibilità di dare protagonismo alle persone.
Ma torniamo alla moda pura e alle sue novità in atto: sharing economy e capi ad alta sostenibilità entrano nei nostri futuri, armadi per il bene del nostro pianeta. Ad esempio lo sapevate che potete noleggiare un abito di alta moda di stagione a prezzi quanto meno razionali su Drexcode? . Dietro questa scelta vi risiede la necessità d’indossare vestiti di alta qualità per un’occasione speciale ma che per forza di cose, vengono rinchiusi nell’armadio per anni e anni. Valeria Cambrea fondatrice di Drexcode insieme Federica Storace, hanno saputo cogliere questa necessità latente, sfruttando l’onda della sharing economy in cui si preferisce l’utilizzo piuttosto che il possesso delle cose.
Accanto al uso intelligente di abiti esistenti, nuovi competitor s’immergono nell’innovazione per creare capi intelligenti, che nella loro produzione e smaltimento rispettino l’ambiente senza tralasciare il lato estetico. Le scarpe Fera Libens possono essere descritte come scarpe vegane. Questo attuale modo di vivere di solito si connota con una modalità di abbigliamento eccentrico quasi di nicchia. In tal modo, Francesco Virtuani insieme a Federico Guenzi hanno aperto questo mercato; i loro clienti ci tengono al pianeta ma anche essere alla moda nella vita di tutti i giorni indossando scarpe senza l’impiego di componenti di origine animale
Sono trend in evoluzione che richiedono studi, investimenti nella ricerca e rischio nell’accettare i nuovi cambiamenti socio economici. Tali spingono la società ad essere più cosciente dei consumi effettuati non solo per risparmiare ma per essere eco-solidali anche attraverso piccole scelte, come noleggiare un vestito piuttosto che optare per una scarpa durevole la cui produzione e smaltimento cerca di avere poco impatto sul nostro ecosistema.
Ci sono molte cose da migliorare e di sicuro siamo ben lunghi a raggiungere tali risultati, ma per fortuna vi sono persone che vogliono raggiungere il meglio senza tralasciare estetica e utilità.
Valeria Castro