ANOTHER AND, PUÒ LA TECNOLOGIA AIUTARE A SUPERARE UN LUTTO?

La domanda che probabilmente ha mosso l’autore in qualche modo è se una tecnologia, possa aiutarci ad alleviare il dolore per la perdita di qualcuno che amiamo, permettendoci di riportarlo in vita per alcuni istanti. È la storia del protagonista del nuovo film di Piero Messina, un incrocio tra fantascienza e una storia d’amore, che, come testimonia l’autore stesso della pellicola, era il suo primo intento: raccontare una storia d’amore.

Sal non si è ancora ripreso da quando ha perso Zoe, la donna che amava. La sorella Ebe cerca di aiutarlo consigliandogli di provare Another End, una tecnologia che permette di alleviare il dolore riportando provvisoriamente in vita la coscienza di una persona morta. Sal ritrova sua moglie Zoe, ma nel corpo di un’altra donna nel quale gradualmente riesce a riconoscere la moglie. Ma il programma gli permette di vivere con lei solo un tempo limitato e quando questo sta per terminare, lui non lo vuole accettare.

L’opera di Piero Messina è la ricerca di un altro finale nella vita. Nella cultura occidentale pensiamo che i corpi non siano la persona, mentre il film rimette in discussione questa visione: forse la fisicità fa parte di chi siamo. Another End porta il pubblico a riflettere se fossimo invogliati o addirittura spinti dalla necessità di riportare in vita un nostro caro, a una tecnologia del genere, qualora fosse disponibile. Porta a riflettere, inoltre, su come la psiche umana voglia programmare un addio, qualcosa di immateriale che non solo non è nostra facoltà stabilire come si debba svolgere, ma soprattutto quando questo momento toccherà a ciascuno di noi e ai nostri affetti.

Another End di Piero Messina è un’opera cinematografica che esplora con grande meticolosità la complessità della psicologia umana. Il film è capace di scavare nelle profondità dell’animo umano, rivelando le fragilità, le paure e i desideri dei personaggi che poi sono forse quelli di tutti noi che magari ci pentiamo o ripensiamo a qualcosa quando ormai è troppo tardi.

Con un’opera apparentemente distopica, dallo sguardo internazionale, spagnolo ed inglese, e dalla forma ibrida, Piero Messina mette in scena il vuoto incolmabile da riempire con l’illusione di un impossibile ritorno. I corpi diventano il tramite di una memoria fatta di frammenti, il tempo si espande come dimensione di un’esistenza che si vorrebbe reversibile, e il sogno umano e non umano di riscrivere il proprio destino prende vita sullo schermo. Una delle caratteristiche più affascinanti del film è la rappresentazione autentica delle emozioni umane.

Messina riesce a catturare con sensibilità i momenti di dolore, gioia, perdita e speranza.

Sara Gavinelli