Oggi il fenomeno del Black Friday è diffuso in tutto il mondo e ogni anno milioni di persone fanno il conto alla rovescia per approfittare di straordinari sconti e offerte.
La nascita ufficiale del termine Black Friday è incerta, ma la prima grande iniziativa con l’obbiettivo di celebrare l’inizio degli acquisti natalizi fu organizzata dalla catena Macy’s nel 1924. Fu solamente negli anni Ottanta però che il fenomeno iniziò a diffondersi: inizialmente solo negli Stati Uniti, fino a poi propagarsi a livello mondiale, grazie principalmente allo sviluppo dell’e-commerce.
L’ultimo venerdì di novembre le più grandi catene commerciali sono solite offrire promozioni imperdibili per incrementare le proprie vendite. Durante questo periodo quindi, le persone sono più che mai spinte dai generosi sconti ad approfittare di questa opportunità per comprare tutto ciò di cui hanno bisogno…ma non solo. Il Black Friday, soprattutto in un’epoca come la nostra in cui non bisogna per forza recarsi fisicamente in un negozio per comprare ciò che si desidera, può causare uno shopping compulsivo, che porta molti a comprare prodotti non necessari, attratti solamente dai prezzi bassi.
Questa situazione coinvolge ovviamente il tema della sostenibilità, e soprattutto dell’attenzione per il nostro pianeta e ambiente. Non si parla solo delle tonnellate di materiali e prodotti che rischiano di diventare spazzatura, ma anche del grande inquinamento generato dagli imballaggi e dai mezzi di trasporto per consegnare tutti i beni comprati da ogni parte del mondo.
Tutte le aziende sono chiamate a evitare di peggiorare la situazione ambientale, già critica, in cui ci troviamo. La volontà di guadagno non dovrebbe mai sovrastare quella della sostenibilità, ma anzi dovrebbero coesistere. Negli ultimi decenni, le aziende e le istituzioni internazionali hanno fatto passi da gigante per minimizzare gli impatti negativi che le produzioni hanno sull’ambiente e le comunità. Questi obiettivi ecologici e sociali non devono però essere trascurati o dimenticati durante il Black Friday.
Inoltre, con le nuove tecnologie di cui disponiamo ora è inaccettabile che le aziende non riescano ad organizzarsi in modo da ridurre al minimo gli sprechi e l’inquinamento che generano.
Per prendere decisioni che possono guidare l’azienda verso azioni responsabili, le imprese al giorno d’oggi possono dotarsi dei “Big Data”. Che sia ottimizzare la catena di montaggio, ridurre gli sprechi, ridurre le emissioni nocive, le deduzioni che possono generarsi dall’analisi dei dati riguardo la sostenibilità possono generare un cambiamento positivo verso l’ambiente e allo stesso tempo aumentare la redditività dell’azienda.
Ai giorni nostri ormai per costruire un’azienda redditizia sotto ogni punto di vista, l’analisi dei dati è senza dubbio fondamentale. Ciò consente all’azienda di prendere decisioni efficaci in tempo reale, essenziali quando si mira a raggiungere obiettivi riguardanti la sostenibilità.
I dati raccolti non solo possono aiutare l’azienda a migliorare l’impatto ambientale, ma anche sociale. L’azienda dovrebbe: tenere sempre in considerazione gli specifici obiettivi dell’industria in cui si opera, usare i dati ottenuti per analizzare come le attività dell’azienda possono integrarsi con gli obiettivi di sostenibilità, e infine coniugare l’intelligenza artificiale con quella umana, perché, anche se l’evoluzione tecnologica sta facendo passi da gigante, le competenze e abilità umane sono ancora essenziali.
Fortunatamente, negli ultimi anni hanno iniziato a prendere piede a livello internazionale iniziative mirate a contrastare il consumismo sfrenato che si verifica in modo intensivo durante il periodo del Black Friday: alcuni esempi sono il Buy Nothing Day (che spinge le persone a riflettere quanti soldi spendono giornalmente per prodotti di cui non hanno davvero bisogno) e il Green Friday (che mira a promuovere uno shopping consapevole e attenzione verso l’ambiente).