CASO MASTODON: COS’È E COME FUNZIONA IL SOCIAL NETWORK CHE PROVA A PRENDERE IL POSTO DI TWITTER

A quasi un mese dall’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, con l’hashtag #RIPTwitter in tendenza e gli uffici aziendali temporaneamente chiusi, è corsa sul web a trovare una piattaforma di microblogging alternativa. Che sia proprio Mastodon il social network che riuscirà a prendere il posto di Twitter?

Il 28 ottobre Elon Musk, imprenditore e proprietario di Tesla, compra Twitter per la cifra record di 44 miliardi di dollari (clicca qui per saperne di più). In consonanza rispetto alle previsioni, seguono polemiche, licenziamenti di personale e una vera e propria fuga di utenti e inserzionisti su altre piattaforme, prima tra tutte Mastodon. Ma che cos’è quindi Mastodon? Come funziona il social network che conta 1 milione di account attivati o riattivati in soli pochi giorni? Perché gli utenti che abbandonano Twitter sbarcano su questa piattaforma?

Sul sito ufficiale, Mastodon si descrive come «la più grande rete di microblogging libera, open-source e decentralizzata del mondo». Il paragone con Twitter è evocato dai medesimi creators della piattaforma: «In termini più semplici, è un Twitter autogestito dagli stessi utenti», si legge alla voce «Cos’è Mastodon».  Tra le sue cifre caratteristiche la totale assenza di algoritmi, nessuna inserzione o pubblicità e la possibilità per gli users di amministrare autonomamente il social network, contribuendo alla modificazione e al miglioramento della piattaforma.

Partendo dal principio, Mastodon nasce nel 2016 (Twitter nel 2006), è oggi in mano ad un’organizzazione non profit e vive delle sole donazioni degli utenti. Ideata da Eugen Rochko, ingegnere informatico tedesco, si tratta di un software open-source e, in quanto tale, non ci sono limitazioni all’apertura di server per ospitare una community. La prima e principale comunità che fa parte di Mastodon in Italia è nota a molti: si chiama Mastodon.Uno, conta circa 43mila iscritti ed è difatti, come si legge sul sito, «il più grande nodo Mastodon italiano».

Ma quali sono le differenze tra Twitter e Mastodon? Quali invece gli aspetti che portano a raccontare come simili, con la seconda addirittura alternativa alla prima, le due piattaforme? Trattandosi di microblogging, la natura dei due social network è fondamentalmente la stessa: gli utenti possono scrivere brevi post, commentare quelli degli altri e seguirne i profili. Le interfacce delle due piattaforme sono simili così come le funzioni basilari (con hashtag, segnali di gradimento e possibilità di condivisione di contenuti altrui presenti anche su Mastodon).

Nonostante sia il social network stesso a sottolineare alcune differenze più concrete ed operative con Twitter, che dovrebbero portare gli utenti a preferirlo alla piattaforma di Musk, è ragionevole pensare che ciò che rende Mastodon considerevolmente diverso è la logica che gli sottende. Come si racconta sul sito, Mastodon nasce esplicitamente come un’alternativa a Twitter dove «non ci sono annunci commerciali, la tua linea temporale non viene manipolata da algoritmi ma è in ordine cronologico. [Mastodon] Non è progettato per attirare la tua attenzione e venderla agli inserzionisti».

Ed ecco che sul sito ufficiale compare esplicitamente la voce «Perché abbandonare i social commerciali come Facebook e Twitter?». Tra le motivazioni che dovrebbero incentivare ad aprire un account Mastodon (visita il sito ufficiale per sapere come fare) il fatto che «i social network hanno smesso da tempo di essere luoghi felici». In sintesi, secondo Rochko e colleghi, «è stato bello finché è durato, ma lo spirito originario del social networking se n’è andato». La nascita di Mastodon rientrerebbe quindi in un progetto in parte ambizioso e di più ampio respiro: come racconta il suo ideatore in un’intervista al Time, l’obiettivo è una sorta di «democratizzazione dei social media».

Ma che fine farà Mastodon? Che non sia forse Rochko riuscito a intercettare, per certi versi preavvisare, la richiesta di democratizzazione dei social network da parte degli utenti?

Ad oggi il mondo Occidentale, con la notizia della prossima morte di Twitter sulle bocche di tutti, guarda a Mastodon con interesse. Ma se la scommessa di Rochko e colleghi risulterà davvero vincente lo scopriremo nei prossimi mesi.

Marta Bocchi