La nostalgia è uno dei driver utilizzati da marketers e produttori delle industrie mediali e creative per riportare in vita contenuti appartenenti al passato, restituendogli visibilità. Si parla in questo senso di valorizzazione del residuo.
Ricorderai di certo l’applicazione Pokémon Go, il videogioco free-to-play basato su realtà aumentata geolocalizzata con GPS, lanciato nel 2016 per dispositivi iOS e Android. Ecco, questo è un esempio di successo di nostalgia marketing.
Il primo Pokémon nasce in Giappone nel 1996 e non è necessario stare qui a rimarcarne lo spropositato successo, sia come serie animata, che come videogioco per le più svariate consolle.
L’idea di Pokémon Go risale al 2014 ed è frutto della creatività di Satoru Iwata, il presidente di Nintendo, e Tsunekazu Ishihara, all’epoca a capo di The Pokémon Company. Pokémon Go è la game app che sfruttando la realtà aumentata consente ai personaggi Pokémon di entrare per la prima volta nel mondo reale. L’applicazione ha conquistato oltre un miliardo di download. Pokémon Go non è stata la prima app a sfruttare le potenzialità della realtà aumentata e sorge quindi spontaneo domandarsi cosa abbia determinato questo grande successo.
A determinare la grande diffusione del gioco è stato proprio il ricordo degli utenti legato ai cartoni animati dell’infanzia e dunque il rimando alle emozioni del passato. Si tratta di un videogioco a metà strada tra “il vecchio e il nuovo”, che ha consentito alle generazioni passate di rispolverare il ricordo delle avventure di Ash e del suo Pokémon Pikachu, che dal 2000 al 2008 andavano in onda giornalmente sulla rete Mediaset di Italia 1.
Inserire nella propria strategia produttiva o comunicativa un elemento nostalgico significa infatti far leva su «un desiderio per il passato o una predilezione per beni e attività legate allo stesso», la nostalgia infatti«è vissuta quando gli individui si sentono separati da un’era a cui sono attaccati» [Sierra e McQuitty, 2007].
La finalità del videogioco era anche quella di unire due generazioni differenti, quella antecedente agli anni 2000, che si era affezionata a quelli che all’ora erano Pokémon Blu, Rosso e Giallo, ed i più piccoli della GenZ. È stato quasi impossibile per i vecchi appassionati di Pokemon resistere alla tentazione di scaricare l’app ed in molti si sono ritrovati a giocarci assieme ai propri figli.
L’applicazione si è rivelata essere anche un’opportunità per le attività locali di sfruttare strategie di local marketing, oltre che un potente strumento che ha portato ad un forma di induced tourism. Pokémon Go ha determinato un afflusso di giocatori verso luoghi come musei, teatri e monumenti che, diventati dei Pokéstop, hanno visto crescere il numero di visitatori.
Anche alcuni brand si sono interessati al fenomeno Pokémon Go, tra cui Mercedes-Benz. La casa automobilistica ha ben pensato di utilizzare i “moduli esca”, ovvero uno strumento in app la cui istallazione consentiva di attirare nel luogo Pokémon selvatici, con la finalità di richiamare nello showroom i giocatori adulti interessati a catturare i Pokemon.
Pokémon Go è quindi stato un caso ben riuscito di marketing nostalgico, che ha consentito di rispolverare vecchi ricordi, rendendo il passato nuovamente disponibile in una forma innovativa, fino a diventare un vero e proprio fenomeno globale.