“Che cos’è il dolore, se non l’amore che persevera?”. Questa una delle frasi più iconiche delle recenti produzioni Marvel, che introducono nell’omonimo universo cinematografico una dimensione nuova, quella dell’eroe contemporaneo e il suo rapporto con il dolore.
Ogni storia ha un eroe dalle caratteristiche distintive: il ragazzo che scopre di avere poteri magici e di essere destinato a salvare il mondo, piuttosto che il detective che risolve tutti i crimini grazie alle sue abilità mentali e d’ingegno. Insomma, il classico eroe che interviene perché si sente legittimato a poter agire e salvare la situazione.
Agli spettatori di oggi, però, non basta l’azione e il lieto fine, vogliono essere rappresentati, con pregi e difetti, da ciò che viene proiettato sullo schermo. Ed è per questo che nasce la figura dell’eroe contemporaneo, un eroe che non entra nelle vicende principali per sua diretta volontà, ma che nella maggior parte dei casi deve combattere prima di tutto contro sé stesso e i suoi demoni prima di affrontare la realtà e agire. L’eroe di oggi rappresenta, quindi, la parte vulnerabile dell’umanità, con tutti i suoi difetti e problemi irrisolti, ma soprattutto è qualcuno che soffre e che è stato plasmato dal dolore.
Questo percorso è stato intrapreso dal Marvel Cinematic Universe già a partire dai suoi primi film, la cosiddetta “Fase 1”: gli spettatori non seguono le vicende di eroi classici, ma di personaggi ricchi di difetti, a tratti antipatici, ma che con il tempo mostrano il loro valore al pubblico, assicurandosi un posto tra i migliori supereroi.
Un esempio è sicuramente Iron Man: inizialmente un miliardario che sembra pensare solo alla propria ricchezza e a come sfruttarla per vivere i piaceri della vita. Nel corso delle sue avventure però si dimostra in grado di mettere gli altri al primo posto, e si comprende come il suo comportamento precedente era dettato da eventi dolorosi del passato.
A partire dalla seconda e dalla terza fase del MCU, i nuovi e vecchi eroi hanno subito un processo che li ha portati ad essere sempre più connessi con lo spettatore, il quale può contemplare l’apice di questo sviluppo nell’ultima e attuale fase, la quarta della serie. Questa fase, iniziata con WandaVision (2021), illustra per la prima volta la massima espressione del dolore e della sofferenza mai affrontata da un eroe, un tema che, per molti aspetti, lega tutti i personaggi dei film e serie tv Marvel dell’ultimo anno: il ruolo di Loki, del Soldato d’Inverno, di Occhio di Falco e dello stesso Spiderman viene messo sotto una nuova luce, che li rende più umani e più inclini a esternare il dolore emotivo che devono sopportare per fare la cosa giusta.
Questo percorso narrativo è incarnato in maniera speciale dall’ultimo personaggio introdotto nell’universo cinematografico Marvel, Moon Knight (2022), la cui fragile psiche viene rappresentata magistralmente dal celebre attore Oscar Isaac. In questo specifico contesto, il dolore è proprio il nucleo centrale della serie e guida le scelte e le azioni di Marc Spector. Il protagonista, infatti, soffre di un disturbo dissociativo della personalità a causa di eventi traumatici avvenuti nella sua infanzia, che lo hanno portato ad utilizzare questa patologia psichiatrica come una sorta di difesa per assorbire il dolore che lo perseguitava. La lotta contro gli dei egizi diventa quindi una metafora della lotta interiore affrontata dal protagonista, che lo porterà ad affrontare il passato per ritrovarsi nel presente, aspirando a quella pace e a quell’amore che in precedenza si era visto preclusi.
Il tema della sofferenza non è visibile solamente in questo personaggio, ma è il fil rouge che lega un po’ tutti i soggetti presenti nella narrazione. Ognuno, però, ne rappresenta una sfumatura diversa: il dolore che rende chi soffre violento e crudele, ma anche quello che rende più forti e che permette di prendere delle decisioni con maggiore consapevolezza delle conseguenze o di ciò che si potrebbe perdere lungo il cammino.