Martedì 26 Aprile 2022 gli studenti di Teorie e Forme della Comunicazione hanno potuto partecipare ad un incontro interamente dedicato al podcasting, tenuto da Antonio Losito, autore del podcast Tyranny (qui l’articolo) e Marco Ragaini, sovrintendente del catalogo dei podcast di Storytel.
Nell’articolo di oggi andremo a parlare della piattaforma Storytel, di quanta importanza attribuisca ai propri utenti e del format su cui si basa la comunicazione social di un servizio, a detta di Marco, “ancora sulla soglia di ciò che potrà essere il futuro”.
Storytel è una delle piattaforme leader al mondo di servizi streaming di audiolibri ed ebook. Nata in Svezia nel 2005, fu un’idea molto avanguardistica per l’epoca. Infatti, ancora non esistevano gli smartphone e la banda larga e, per quanto gli audiolibri esistessero già da moltissimo tempo, è stata l’evoluzione tecnologica a far esplodere la fruizione di tali contenuti in streaming.
Inoltre, tre sono le potenzialità dei contenuti audio, esposte da Ragaini, che hanno contribuito e contribuiscono tutt’oggi alla loro diffusione: la portabilità e l’integrazione con le abitudini quotidiane, senza stravolgerle troppo; la capacità di toccare la nostra emotività ad un livello profondo (infatti mentre la vista è il senso più razionale, sviluppato con anni e anni di studio, l’audio innerva uno strato più nascosto, andandoci a toccare profondamente); infine, l’audio lascia spazio alla nostra fantasia: non ci mostra tutto, come in un film, ma ci permette di immaginare come possono essere i personaggi, o l’ambiente, rendendo l’esperienza decisamente più coinvolgente.
È possibile notare come sia centrale in tale potenzialità il ruolo degli ascoltatori, già a partire dalla nascita dei podcast: infatti, non abbiamo più l’asimmetria dove il grande scrittore pubblica il suo libro, certo che una schiera di fan lo compreranno. Qui troviamo la necessità di una scrittura che deve rispettare i tempi di ascolto delle persone, trovando il ritmo giusto da seguire, e che diventa un processo circolare, in cui gli autori, quando scrivono, devono innanzitutto tenere conto di cosa richiede il fruitore.
Per farlo, diventano di fondamentale importanza i moltissimi dati sui contenuti a disposizione della piattaforma; particolarmente interessanti sono il tasso di abbandono e il punto degli abbandoni, per capire cosa scoraggia il prosieguo dell’ascolto, ma anche la comprensione del collegamento tra due contenuti, ovvero ciò che spinge un consumatore a passare, una volta finito un contenuto, al successivo.
Parimenti intrigante è l’esistenza non solo di alcuni cluster di ascoltatori che rimangono sempre all’interno dello stesso genere (ad esempio, il genere rosa), ma anche di trasversalità difficilmente immaginabili (come il passaggio frequente tra saggistica e fiction).
È possibile parlare di trasversalità anche per quanto riguarda il legame che si crea tra i podcast e contenuti audiovisivi o editoriali esterni a questo mondo; Ragaini ci porta l’esempio dei libri scritti dopo il successo ottenuto sulla piattaforma.
Ma la trasversalità su cui più di tutte preme porre l’accento, e quella più interessante per noi appassionati di comunicazione, è l’uso del profilo Instagram della piattaforma per stuzzicare gli utenti sul prossimo podcast da “divorare”.
Il format comunicativo si compone di post dalla grafica accattivante, tra cui playlist che raccolgono podcast relativi ad un particolare tema, spesso connesso ad eventi noti, e il post “Novità della settimana”, che risponde al “What’s next?” degli utenti, togliendo loro ogni dubbio o decisione.
Ringraziati i partecipanti per averci aperto gli occhi (e le orecchie) sul mondo dei podcast, è arrivato il momento di mettere le cuffie e affondare in una nuova e coinvolgente esperienza.