ONCE A CIMER, ALWAYS A CIMER: QUATTRO CHIACCHIERE CON LORENZA DI FEO

Le testimonianze a CIMO non mancano mai, nemmeno in tempo di pandemia. Venerdì 17 aprile, durante la guest lecture “Il ruolo del digitale nel settore farmaceutico”, gli studenti del corso di Marketing Management hanno avuto la possibilità di ascoltare le parole di Roberta Bedin, Product Manager di Bayer, e Lorenza Di Feo, fresca ex CIMER e attualmente stagista in area marketing e product management presso Bayer. Proprio con la nostra ex collega abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere, da cui sono emersi molti spunti interessanti per tutti i CIMERS!

Qual è stato il tuo percorso in CIMO e cosa ti è rimasto di più di quel biennio? 

Mi sono iscritta a CIMO nel 2017, nel profilo di Marketing Management; dopo il primo anno e ho iniziato lo stage in Bayer, vinto grazie alla Talent Academy organizzata dal professor Cioffi. Ho continuato il percorso universitario e, parallelamente, anche quello lavorativo in Bayer. Non è stato facile, ma è stata un’esperienza altamente formativa; non pensavo di riuscirci, è stato un po’ provante, ma mi ha fatto capire il vero valore del tempo. Inoltre, mi ha permesso di approcciare il mondo del lavoro nella maniera più soft possibile, trattandosi appunto di uno stage.

Di CIMO mi è rimasto tanto. La prima cosa che mi viene in mente è la mia classe, eravamo davvero un gruppo di persone molto unite e si sono create delle relazioni che sicuramente mi porterò dietro per tutta la vita. Un’altra cosa è quello che imparato: può sembrare scontato, ma per me non lo è stato. Quello che studiamo spesso lo vediamo come semplice teoria (destinata a rimanere tale), mentre in realtà CIMO, per me, è stato soprattutto pratica: i vari esami e progetti permettono di avere già una mentalità in linea con quella del mondo del lavoro, vale a dire il saper lavorare in team, gestire lo stress di più compiti contemporaneamente e gestire le persone. In più, tutto quello che abbiamo studiato (nella sua totalità) fornisce una visione d’insieme estremamente utile. Sicuramente poi ho imparato tanto anche dall’extra-curriculare, come i corsi, le interviste, gli incontri organizzati dalle diverse associazioni studentesche… ho cercato di partecipare ad ogni evento, e tutto questo è diventato parte del mio bagaglio personale tanto quanto lo studio. Non tutte le università offrono queste opportunità, ma chiaramente poi sta a noi saperle cogliere, sfruttarle al meglio e interiorizzarle.

Attualmente ti trovi in stage in area marketing e product management, quali sono le tue mansioni quotidiane in Bayer? 

Piccola premessa: il product manager si occupa del prodotto e del brand a 360°. Grazie al mio stage in questo ambito sono riuscita ad avere una visione globale del nostro farmaco nella sua totalità, perché ho avuto la possibilità di lavorare a stretto contatto con diversi manager, ognuno dei quali era specializzato in una delle diverse indicazioni di utilizzo del farmaco. Parlando di quotidianità, sicuramente in primis ci sono la comunicazione e la promozione del prodotto, ovvero preparare tutti i materiali, definire la strategia di comunicazione, i messaggi, i canali e come questi devono parlare tra di loro. Il perno della comunicazione è l’informatore farmaceutico, pertanto ci sono anche delle riunioni di formazione periodiche con la forza vendita in cui viene spiegata la strategia di comunicazione. Ci sono poi le previsioni di vendita e il budget (ad esempio con programmi di Marketing Automation abbiamo disegnato tutti i singoli dettagli di ogni campagna e di ogni indicazione di utilizzo, e li abbiamo poi uniti armonicamente); non vanno dimenticati gli eventi territoriali, come i congressi, sia a livello di partecipazione fisica, sia a livello di organizzazione pre-evento; a tutto ciò bisogna aggiungere anche lo scrub master e la gestione dei fornitori. Infine, c’è la ricerca di nuovi mezzi di comunicazione, chiaramente rispettando sempre le strette regole del farmaceutico: parliamo solo ai medici specialisti (nello specifico ai cardiologi) e non possiamo in alcun modo arrivare al consumatore finale, una gran bella sfida.

Quali hard e soft skills metti in campo nel tuo lavoro? 

Ritengo che le soft skills siano le più importanti e soprattutto le più difficili da sviluppare, sono quelle su cui si può lavorare davvero in ambito universitario, senza giudizio; CIMO, in particolare, offre molti corsi in cui mettersi in gioco. Credo che l’importante sia paragonarsi solo e unicamente con sé stessi, e continuare a migliorarsi sempre, motivo per cui ritengo le soft skills così importanti: vanno ad arricchire la persona che già sei. Parlando di lavoro, sicuramente c’è il saper gestire le relazioni interpersonali, unito alla capacità di lavorare in team; a queste si aggiungono la gestione dello stress, la gestione di più progetti in contemporanea, la comunicazione, intesa come saper parlare con un linguaggio corretto, il public speaking, fondamentale (è necessario essere ascoltati per poter comunicare), la negoziazione, l’imparare ad essere dinamici e flessibili, innovativi ed entusiasti di quello che si fa, e infine avere un’attitudine positiva, aspetto che reputo di vero aiuto in tutti gli ambiti della vita.

Ci sono poi le hard skills, anch’esse altrettanto importanti, ma più semplici da imparare: in questo caso è fondamentale essere costantemente aggiornati sul mondo del digital, dallo sviluppo (Photoshop e linguaggi di programmazione, ma in generali tutti i software che ti permettono di capire “cosa c’è dietro”) alla progettazione. Altre competenze fondamentali sono quelle linguistiche: l’inglese è dato per scontato, senza quello non si va da nessuna parte, poi tutte le altre lingue sono un plus sempre ben accetto.

Un consiglio che ti senti di dare a tutti i CIMERS.

Non fatevi assolutamente spaventare. È normale avere paura, io in primis ne ho avuta molta: spesso si avrà paura nella vita, però non bisogna avere fretta, non bisogna risparmiarsi e non bisogna farsi bloccare. Dobbiamo provare, perché solo così si capisce cosa davvero fa al caso nostro; è proprio nel momento in cui si trova la giusta posizione che lavorare diventa uno stimolo: otto ore al giorno sono tante, e il nostro obiettivo principale deve essere fare quello che realmente ci piace. Ci saranno sempre lati più positivi e lati più negativi, un po’ come gli esami all’università, ma è la visione d’insieme che fa la differenza e che deve renderci felici. Credo, inoltre, che il mondo del lavoro non sia semplice, ma sono anche convinta che la perseveranza sia uno dei più grandi valori: a differenza delle doti, che sono innate e non tutti hanno la fortuna di averle, la perseveranza porta a raggiungere gli obiettivi anche in assenza di particolari talenti. Chiaramente non è facile, ma l’essere positivi e fare ciò che piace è la chiave giusta. Un altro consiglio, più pratico, è quello di fare lo stage nel modo migliore possibile: non viverlo come un obbligo, ma come un’opportunità. Va fatto quindi nel posto giusto dove poter trovare qualcosa da imparare; per alcuni non sarà un’esperienza positiva, ma è comunque un momento in cui poter apprendere sul campo e bisogna sfruttarlo al meglio.

Com’è stato per te tornare a CIMO in questa nuova veste di “testimone” (se così possiamo chiamarla)?

Per me è stato davvero un grandissimo onore: ricordo quando assistevo alle testimonianze degli ospiti, pensavo che mi sarebbe piaciuto poter arrivare a quel livello, perché avrebbe voluto dire che ero riuscita, nel mio piccolo, a diventare un supporto per qualcuno. Tutto questo mi fa veramente piacere, perché credo che noi giovani abbiamo bisogno di aiutarci a vicenda, di confrontarci, di imparare l’uno dall’altro e soprattutto di prenderci per mano. Spero di essere riuscita ad aggiungere un po’ di motivazione, proprio come hanno fatto le testimonianze degli ospiti con me, e continuo ad essere disponibile con tutti per ogni domanda. Fino a quando potrò essere d’aiuto continuerò a farlo, perché mi piacerebbe ricevere lo stesso: l’ho già ricevuto, ed è il momento in cui la ruota gira e sento di dover dare anch’io il mio contributo per gli altri. E magari, chissà, l’anno prossimo sarà qualcuno di voi a raccontare la propria esperienza!

Giorgia Guarnieri