Roma 1974, l’Italia sta vivendo un intenso periodo di stravolgimento sociale quando la Corte Costituzionale consente ai privati di “trasmettere via cavo in ambiente locale”. È una delle più grandi vittorie per i diritti all’informazione e alla libertà di espressione: nascono le radio libere e lo stato perde il monopolio sulle trasmissioni FM.
La radio si evolve, i canali FM vengono via via occupati, prima da piccoli imprenditori locali, poi da pochi gruppi che amplificano il loro bacino d’utenza comprando antenne su tutto il territorio nazionale.
Così, quel concetto di “libertà di trasmissione” deve essere portato avanti in altri canali: all’inizio del 21° secolo il panorama dell’intrattenimento inizia ad essere composto da una rete internet che capace di supportare una quantità significativa di dati e dalla digitalizzazione della produzione di audio.
Inizia l’era delle web radio, termine con cui si intende la diffusione di programmi radiofonici direttamente sul web tramite la tecnologia streaming, con il progetto pioniere “Internet Talk Radio” del Professor Carl Malamud del MIT di Boston. Gli utenti ora hanno la possibilità di ascoltare i programmi in radiofonici in diretta o tramite registrazioni su piattaforme.
Inoltre, nel 2001 Apple comunica al mondo la sua visione nella fruizione portatile di contenuti audio: viene presentato il primo iPod. Ed è proprio Apple ad accorgersi della possibilità per l’utente di ascoltare oltre ai milioni di brani musicali, vere e proprie trasmissioni radiofoniche, comodamente dai suoi lettori mp3 tramite i feed RRS: i podcast.
Nel 2005 Steve Jobs annuncia l’implementazione di una piattaforma per l’ascolto di podcast nei suoi dispositivi ed ipoteca il termine “pod”, vietando così l’inserimento di questo nome nei prodotti della concorrenza.
Il podcasting si diffonde dagli Stati Uniti fino in Europa e i suoi ascoltatori si affezionano ai programmi trasmessi creando delle audience sempre più targhettizzabili e a cui veicolare messaggi mirati. I brand iniziano a capire il potenziale di questo strumento nuovo: la creazione di un micro-mondo narrativo, in cui gli utenti/consumatori non si affezionano all’autoreferenzialità del brand, ma al legame emozionale che si crea nel racconto di una storia tra brand e persone.
Che lo strumento sia in costante crescita lo dimostrano i dati rilasciati da Nielsen nel 2019: in Italia l’incremento dal 2018 è del 16% portando il totale degli ascoltatori a 12,1 milioni.
La sfida del domani? Ampliare questo bacino di utenza e rendere i podcast uno strumento che possa veicolare messaggi sempre più rilevanti per gli utenti e consumatori, soprattutto in un momento storico in cui il digitale è l’arma vincente per combattere il distanziamento tra le persone.
Alberto Bagato