Lust for Lana

Della cantautrice Lana Del Rey si dice che in lei vivano due personalità in netto contrasto: da un lato la luce, dall’altro l’oscurità.

La sua vocalità ben si adatta a temi cupi, infatti la sua musica è ricca di riferimenti alla cultura popolare statunitense, specialmente quella degli anni sessanta e i temi affrontati non sono semplici, il tutto è accompagnato da arrangiamenti più simili a colonne sonore con archi e timpani.

Il suo vero nome è Elizabeth Woolridge Grant ed è nata il 21 giugno 1985 a New York. All’età di 18 anni ha deciso di studiare filosofia presso la Fordham University. Lì apprese nozioni sull’esistenzialismo e soprattutto cominciò la sua esperienza musicale. Durante i suoi anni adolescenziali la cantante ha avuto gravi problemi con l’alcol dichiarando: “Lake Placid era un paese così noioso”.

Nata come Lizzy Grant, ha usato diversi pseudonimi come Lana Rey Del Mar, Sparkle Jump Rope Queen e May Jailer. Ammiratrice dell’attrice hollywoodiana Lana Turner, pare abbia preso il nome da lei. Nel 2010 esce il suo primo album. L’anno successivo esce Born to Die, che in pochi mesi vende 3,2 milioni di copie. Tra i suoi singoli di maggior successo citiamo: Blue JeansBorn To Die e Summer Sadness e West Coast.

L’ultimo album Lust For Life (letteralmente Gioia di Vivere), è prodotto dalla Del Rey con il collaboratore storico Rick Nowels. Il disco contiene il singolo Lust For Life (oltre 6 milioni di views in meno di 24 ore) in collaborazione con The Weeknd e il singolo Love. Da quest’ultimo album Lana ha intrapreso il “L.A. To The Moon” tour approdando anche a Milano l’11 aprile 2018. Alle 21:15 Lana fa il suo ingresso sul palco del Forum. Lo spettacolo ci fa immergere in uno scenario rétro e californiano con immagini proiettate sullo schermo di spiagge e acque. In tema con il resto, sul palco ci sono palme e sedie a sdraio, mentre i due schermi laterali riprendono le immagini dello show in bianco e nero. L’inizio però non è dei migliori poiché l’impianto ha qualche problema e la cantante si aiuta con effetti e tracce vocali pre registrate. Per l’occasione Lana non indossa di certo il suo abito migliore, preferendo la comodità con una maglia e un pantalone total black, non cambiandosi mai d’abito.

Canta “Pretty when you cry” da stesa per terra, ripresa dall’alto, si appoggia sul pianoforte per “White Mustang”, incassa l’affetto e i cori del pubblico per “Born to die” e “Blue jeans”. Il pubblico le chiede “Salvatore”, lei ci accontenta intonando alcuni versi. Durante l’intervallo, al posto di ritirarsi per qualche minuto nei camerini, la cantante scende fra le prime file firmando autografi, scambiando parole con i fan e scattando foto. Privo di grandi trovate sceniche, il concerto finisce decisamente presto (circa un’ora e mezza dopo) con “Ultraviolence”.

Tralasciando alcuni ostacoli, la sua voce angelica e tenebrosa allo stesso tempo, ci ha fatto sognare. Aspettiamo di rivederla in Italia con il prossimo tour mondiale.

Emiliana Colitto