Immaginate per un attimo Paolo Ruffini e gli attori della compagnia Mayor Von Frinzius. Poi provate a immaginare un grande show emozionante, comico e che racconta delle relazioni umane. Ora smettete di immaginare e pensate che tutto questo esiste davvero e rappresenta “Un grande abbraccio”. Potete solo pensare di vivere questa emozione, di diventare protagonisti e di riflettere. Riflettere sulla differenza inesistente tra Ruffini e i down.
Nella fredda serata del 14 novembre presso il Teatro della Luna, Paolo Ruffini e la compagnia Mayor Von Frinzius diretta da Lamberto Giannini, composta da 97 attori di cui la metà di essi disabili, ha dato vita a uno spettacolo unico che può definirsi più un’esperienza irripetibile. Noi di CIMOinfo non potevamo assolutamente perdere questa possibilità e abbiamo vissuto anche il backstage dello show. Abbiamo conosciuto il regista e alcuni degli attori, ma ci è bastato guardare i loro occhi e toccare le loro mani per capire il loro stato d’animo. Emozione e un fortissimo battito del cuore.
Tra balloons a forma di happy emoticon e grandi aspettative inizia finalmente lo spettacolo. Si parla di relazioni e di come queste siano cambiate con l’utilizzo dei social network. Quali erano le cose social di Ruffini durante la sua infanzia? Disegnare. La famiglia, il sole, la casetta al mare erano al centro dei suoi disegni. Ma perché raffigurare proprio queste cose? Perché sono cose belle, semplicemente cose belle. Perché oggi viviamo in un contesto in cui non c’è più l’emozione dei gesti, di una semplice stretta di mano, di una foto stampata. Oggi la nostra realtà è virtuale e ci è un po’ sfuggita di mano. Dovrebbe essere straordinaria, invece è orrenda ed è colpa nostra. Se questa realtà proviamo a migliorarla e ci mettiamo solo cose belle, piano piano la rendiamo migliore.
Si parla di amore, di passione, di successi, di abbracci. I ragazzi si immergono in questo spettacolo, emozionano il pubblico e si emozionano. Non c’è cosa più bella di quelle lacrime che scendono perché si fa ciò che si ama, perché si fa teatro, perché si recita non avendo paura di essere se stessi. Paolo Ruffini ha finalmente capito perché ama fare teatro, è la più straordinaria perdita di tempo. Anche noi abbiamo deciso di prendere il treno di questo viaggio che racconta la meraviglia di essere speciali, di essere diversamente abili, diversamente normali e meravigliosamente diversi.
“Forse nessuno è normale, ma quando vedi una relazione bella tutto scompare. La vita è fatta di up e down. Possiamo decidere di essere entrambi. Siamo esattamente come le nostre vite, un po’ up e un po’ down. Come se fossimo tutti stretti in Un grande abbraccio” , Paolo Ruffini.
Carmela Trabacco, Elisa Santoni, Noemi Galliero