PIGRIZIA E PRODUTTIVITA’: quando la voglia di fare presto è cattiva consigliera

“Sceglierò sempre una persona pigra per svolgere un compito difficile, perché troverà un modo semplice per risolverlo”. Bill Gates

L’affermazione del magnate informatico sarà vera? Forse, magari per i tanti appassionati della mela morsicata di Steve è facile trovarci dell’ironia all’interno di tali parole «effettivamente spiegherebbe perché i softwares di Microsoft crashano ad ogni battito di ciglia!»

Ma presupponendo il concetto come vero, basta solo la pigrizia? Per rendere grande un’azienda bisognerebbe lavorare meno e poltrire di più? I don’t think so. Alla base di ogni lavoro, per quanto esso sia noioso o stancante, ciò che ci spinge a lavorare dovrebbe essere la motivazione.

Ci sono diversi tipi a seconda dell’interesse e del ruolo che si ha nel lavoro; un buon capo sa per certo che reclutare gente che condivida a pieno gli stessi ideali e gli stessi obbiettivi, renderà il tutto più facile e competitivo. Allo stesso tempo bisogna capire che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” e che in fin dei conti i profitti se li becca il boss, perciò garantire un corretto apporto di pecunia resta sempre la miglior cura per incentivare la pigrizia, specialmente in quegli ambiti dove non si cava ragno dal buco senza un esperto del settore. Nel nostro caso (quello dello studente magistrale, ergo già dottori) le motivazioni per buona parte non cambiano. Infatti secondo recenti studi, su un indagine internazionale, si è scoperto che 10 studenti su 10 siano fatti di carne e ossa e che anche questi per sopravvivere utilizzino denaro come merce di scambio.

Ma come siamo materialisti però!” «Avete ragione, ma vedete fosse per me non li userei i soldi, è solo che me li chiedono ovunque quando vado a comprare qualcosa!». Tuttavia non va dimenticato che rimboccarsi le maniche da sé resta come sempre la miglior motivazione possibile, perché qualora pure il lavoro non fosse quello dei nostri sogni, resta pur sempre una tacca sulla cintura, capace di insegnarti tanto e di darti esperienza lavorativa e umana, dimostrando di che pasta si è fatti.

Ma ritornando al discorso generale, i grandi marchi come Microsoft, Apple, Google & co. non sono diventate leader nel loro settore perché spinte dalla voglia di scopiazzare il rivale, fare 2 soldi, e ributtarsi sulle braccia di morfeo. Alla base di tutto c’è un’attenta e maniacale passione per quello che realmente si fa, il desiderio di essere tra i top nel mondo, partendo dal basso, non sia un caso che le aziende qui citate ad esempio abbiano iniziato il loro business dal garage di casa. Troppo spesso piccole entità cercano di prendere esempio da questi colossi senza realmente rendersi conto delle difficoltà e dei sacrifici a cui si va incontro. Questo avviene perché chi alla base ha costruito l’azienda/startup, non riesce a rendersi conto che il sogno è destinato a naufragare, e non sempre l’obbligare i lavoratori a metterci tutta la “pigrizia” che hanno per una buona produttività porta alle giuste motivazioni. Tutto questo conduce ad un malcontento generale che porta ad una sorta di self-jamming capace di corrodere l’attività dall’interno se non si ricorre ai ripari. Tra queste non si contano neanche più le startup, le industrie i cui lavori di produzione superano di gran lunga i costi del prodotto stesso, si vedano l’economia americana del carbonfossile tanto cara a Trump.

Ma per rimanere nel nostro paese citerei l’esemplare sito web creato dal ministro della Cultura e del Turismo Franceschini dal titolo “accattivante” VeryBello.it. Presentato dal ministro in persona nel 2015, il sito aveva come obbiettivo quello di «mostrare un nuovo modo di viaggiare in Italia (…) Una piattaforma digitale interattiva che, attraverso un linguaggio immediato e visivo, racconta l’Italia da un punto di vista inedito». L’obbiettivo importante tuttavia pare aver incontrato qualche pigro di troppo, dato che, ad oggi il sito risulta ancora in manutenzione. Vi vengono in mente altre aziende private, PA, associazioni, startup nate con i migliori intenti ma carenti di pigrizia?

Fabio Catgiu