ON AIR. Come si fa un’intervista in radio? Ne parla Paolo Aleotti, storico giornalista RAI

<<La radio è suono, è musica>>. Dopo aver pronunciato queste parole, il noto giornalista Rai Paolo Aleotti,  diffonde nella stanza un canzone retro dal gusto amaro cantata da una voce femminile che circonda la classe in un’atmosfera malinconica. Inizia così il quinto appuntamento del laboratorio ON AIR con i ragazzi di CIMO dedicato alla realizzazione di un montaggio radiofonico, il secondo in compagnia del Professor Aleotti.

<<A cantare questa canzone – spiega Paolo Aleotti, già incontrato settimana scorsa – è una donna segregata in uno dei manicomi degli anni ‘70,  “una matta”, per utilizzare l’appellativo che all’epoca indicava i malati di mente>>. Il pezzo, composto proprio dagli ospiti della struttura, venne inserito nello spettacolo teatrale “La patente” di Pirandello, portato in scena dagli stessi  in onore degli operai che protestavano in una fabbrica nei pressi del manicomio.

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Paolo Aleotti

<<A cantare questa canzone – spiega Aleotti – è una donna segregata in uno dei manicomi degli anni ‘70,  “una matta”, per utilizzare l’appellativo che all’epoca indicava i malati di mente>>. Il pezzo, composto proprio dagli ospiti della struttura, venne inserito nello spettacolo teatrale “La patente” di Pirandello, portato in scena dagli stessi  in onore degli operai che protestavano in una fabbrica nei pressi del manicomio.

Questo motivo, utilizzato come  sigla per un’inchiesta radiofonica realizzata da Aleotti e dedicata proprio alla protesta operaia e agli ospiti del manicomio, trascina i ragazzi negli anni  di poco antecedenti alla legge Basaglia (la legge che riformò l’organizzazione dell’assistenza psichiatrica ospedaliera e decretò l’illegittimità dei manicomi, nda). Tempi di fermento, movimenti studenteschi, lotte femministe e proteste dei lavoratori, in cui si percepiva l’imminente cambiamento e in cui l’opinione pubblica iniziava lentamente ad accettare il concetto di malattia mentale. <<La scelta di iniziare un servizio con una canzone come questa, non è casuale, ma serve a dare già il mood,  a suscitare empatia negli ascoltatori>>. Una sfida quella del giornalista, che consiste nel risvegliare l’emotività dando contemporaneamente un servizio di informazione, alternando momenti di tensione a momenti di distensione.

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Paolo Aleotti in classe con una studentessa

Tra gli istanti salienti dell’incontro vi è sicuramente l’ascolto e analisi dell’intervista del 1958, ma che ancora oggi rimane una pietra miliare del giornalismo radiofonico, condotta dallo storico giornalista Rai Sergio Zavoli ad una comunità di carmelitane residenti in un convento di clausura. L’abilità di Zavoli sta nella costruzione dell’intervista, secondo Paolo Aleotti, egli infatti usa inizialmente un tono e un linguaggio vicini al mondo ecclesiastico in modo tale da mettere a loro agio le suore, per, poi verso la fine, incalzare con delle domande provocatorie circa la loro scelta di vita. Tali domande riescono evidentemente a toccare dei punti scoperti nell’animo della suora intervistata, tanto che quest’ultima gli intima di non tornare mai più in convento.

Un altro esempio di costruzione è data dall’intervista al noto scrittore e saggista Jorge Luis Borges, che nel 1984 si trovava a Palermo per ritirare il Premio Novecento. Ad intervistarlo è un altro argentino: il giornalista Joaquín Sokolowicz, che fin dalle prime che fin dalle prime domande cerca di stabilire con lo scrittore un legame, dimostrando di sapere molte cose su di lui. Sokolowicz riesce sapientemente a cogliere il momento giusto per provocarlo ponendogli domande scomode circa la sua cecità progressiva e la sua rivalità con lo scrittore Gabriel Garcia Marquez. Avere una strategia in testa molto chiara è importante perché nella maggior parte dei casi gli intervistati non li si incontrerà mai più, per cui è importante avere come obiettivo quello di cercare di tirar fuori le cose più interessanti nel lasso di tempo a disposizione

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Uno studente durante un’esercitazione

Un’altra regola da non dimenticare  è quella di raccogliere tutti gli elementi sonori, che servono a completare il quadro del reportage. << Una volta eravamo a Venezia con dei microfoni direzionali talmente potenti, che quando passavamo davanti alle finestre aperte, riuscivamo a cogliere cosa succedeva nelle abitazioni.– racconta Aleotti – Riuscimmo a cogliere dei dialoghi autentici accompagnati dal sottofondo delle onde dei canali>>.

Sempre per rimarcare l’importanza dei suoni al fine di delineare un contesto, il professor Aleotti fa ascoltare l’estratto dell’inchiesta da lui condotta in Brasile dal titolo “Come leoni in gabbia”, che aveva come protagonisti un gruppo di indios trapiantati dal loro villaggio natio fino a  Copacabana dalle istituzioni brasiliane in occasione del Summit della terra. Una volta terminato il loro compito da testimonial, furono abbandonati al loro destino e finirono col perdersi nella città. Aleotti decise dunque di accompagnarli nel viaggio di ritorno e di intervistarli. Tutto questo passaggio viene raccontato in larga parte solo con i suoni di fondo. Il passaggio dal traffico di Copacabana al villaggio sono resi solo dal sonoro, non c’è bisogno di esplicitare lo spostamento.

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La classe di ON AIR con Paolo Aleotti e Matteo Di Palma (sx)

Se da un lato le inchieste del passato continuano ancora oggi a fare scuola, dall’altro lato non bisogna perder d’occhio il presente. <<Oggi assistiamo a  trasformazioni tecnologiche importanti, tuttavia ciò che colpisce non è più il cambiamento, ma la velocità del cambiamento. I nuovi strumenti mediali rischiano di provocare uno sconquasso se non ci si adegua ad essi>> spiega Aleotti.

Infine il professor Aleotti lascia agli studenti il suo decalogo da giornalista radiofonico

  1. mai arrivare tardi alle interviste, traffico e parcheggio non sono scuse sufficienti
  2. prendere nota di ciò che avviene attorno. Scambiare due chiacchiere con la segretaria dell’intervistato, può sempre tornare utile
  3. iniziare con prudenza evitando di indisporre l’intervistato
  4. Stabilire regole chiare
  5. Nel momento in cui si riesce a tirar fuori uno scoop, occorre essere sicuri che tale informazione possa essere divulgata. Vietato scappare prima del tempo, è vietato estorcere informazioni che dopo potrebbero non essere confermate, potrebbe rivelarsi controproducente
  6. bisogna essere pronti ad entrare nel momento in cui dovete fare domanda. Ascoltare in silenzio e contemporaneamente essere pronti ad entrare al momento opportuno con le vostre domande
  7. Pianificare un tracciato ideale, ma proseguire con empatia, seguendo anche l’eventuale piega inaspettata che il dialogo potrebbe prendere.
  8. Non abbiate timore di fare domande imbarazzanti (cercando sempre di evitare di indisporre l’intervistato)
  9. È importate essere all’altezza dell’intervistato. Intervistate un bambino o delle vecchiette sedute? Mettetevi in ginocchio. Visivamente parlando bisogna essere sullo stesso piano, questo mette l’intervistato a suo agio
  10. È vietato usare toni di compatimento o toni troppo parziali 

CIMOreporterMaria Chiara Deiure