Attore e regista sui generis, Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, rappresenta probabilmente uno dei migliori frutti che la comicità italiana abbia prodotto negli ultimi vent’anni. Abruzzese di nascita (il legame con la sua terra è spesso presente nei suoi numerosi personaggi), a 23 anni Maccio ha abbandonato la silenziosa e monotona Chieti per cercare fortuna nella più movimentata Milano, dove il suo stile inconfondibile, caratterizzato da demenzialità, giochi di parole ma anche parodie e satira sociale, è pian piano maturato.
Ci sono pochi esempi di artisti così “multimediali”: Maccio, infatti, ha lavorato in televisione con la Gialappa’s per Mai dire e per MTV con la serie Mario; in radio con Lo Zoo di 105; nella tv online Infinity con la sit-com Mariottide; al cinema con il film Italiano Medio. Tuttavia, il successo di Maccio si deve soprattutto a YouTube: nonostante abbia aperto un proprio canale solo nel 2013, fin dalla nascita della piattaforma i suoi finti trailer e le sue gag per Mai dire (e non solo) sono stati condivisi da numerosi utenti, ottenendo milioni di visualizzazioni e rendendo popolare la sua particolare comicità, soprattutto fra i giovani.
Assieme alla Iena Nadia Toffa e a John Web, una telecamera a 360°, Maccio Capatonda è stato scelto come giudice per la quarta edizione degli Web Show Awards, l’evento che ogni anno premia i creator del web, diventati oramai delle vere e proprie star. Molti di loro sono stati premiati durante la serata, svoltasi alla Blasteem Factory di Milano: Matt & Bise, iPantellas, gli Autogol. Giovani e giovanissimi che, nonostante gli stili particolari e diversi, hanno pur sempre qualcosa in comune con Maccio. Il nostro CIMER Bartolo La Gristina è riuscito a intervistarlo per noi!
Innanzitutto ti chiedo: quanto per te è importante la responsabilità di essere qui a fare il giurato, per quella che è considerata la “Notte degli Oscar” del web?
È una grossa responsabilità che tra l’altro non penso di meritare, perché ho lavorato tanto nel web ma non sono, al tempo stesso, un grandissimo esperto. Quindi prima di venire qui ho dovuto studiare parecchio.
Tu vieni spesso considerato il padre della comicità web (anche se i tuoi contenuti si sono diffusi su canali non tuoi). Ma, da padre, consideri queste web star come tuoi figli, cioè rivedi in loro una tua influenza, o non ritrovi il tuo stile?
La maggior parte di loro sono fondamentalmente dei “cazzoni” e io, da cazzone, mi considero quindi il loro padre. Però, le “cazzate” devono essere fatte bene perché, solo così facendo, possono diventare un lavoro. Nasce tutto da un amore per le scemenze: attraverso esse, c’è chi continua a dire delle semplici stupidaggini o chi, fra una scemenza e l’altra, ci mette anche del contenuto. Io mi sento padre di chi si impegna a mettere del contenuto.
Ma pensi che un giorno possa esserci un nuovo Maccio che si divertirà a fare trailer di film mai esistiti?
Credo che già ce ne siano tanti di Maccio. E spero, perché no, che magari i creator futuri possano essere molto più bravi di me.
Il comico abruzzese ha sempre manifestato la sua grande passione per la trilogia degli anni Ottanta di Robert Zemeckis, Ritorno al Futuro, dove un ragazzo, Marty McFly, e il suo amico-scienziato, Doc Emmett Brown, viaggiavano nel tempo a bordo di una DeLorean, cercando di rimediare a situazioni che avrebbero potuto mettere a repentaglio le loro vite.
Tu adori Ritorno al Futuro e Michael J. Fox. Ma se avessi davvero una DeLorean, ti piacerebbe tornare a 10-15 anni fa quando davi libero sfogo al “cazzeggio”, oppure preferisci questa fase di maturità da trentottenne?
Io preferisco vivere la mia vita senza tornare indietro perché continua ancora oggi. Fortunatamente faccio un lavoro che mi permettere d divertirmi e di essere libero. Amo quindi quello che faccio e non tornerei indietro.
Nel gennaio 2015 è uscito il suo primo film Italiano Medio (che prende spunto dall’omonimo fake trailer), per cui Maccio Capatonda si è occupato della regia e del montaggio, oltre ad interpretare la parte del protagonista Giulio Verme. A differenza di quanto in molti si aspettavano, la pellicola non è stata una semplice summa del lavoro comico prodotto negli anni passati, ma alla fine è risultata essere un’efficace e divertente satira della società italiana attuale, con tutti i suoi pregi e difetti. Adesso in cantiere c’è il secondo film, Omicidio all’italiana.
Come procedono i preparativi per “Omicidio all’italiana”? In questo film troveremo la tua solita satira sociale o sarà più una commedia in senso stretto?
L’abbiamo appena finito di girare e adesso lo sto montando. Eravamo partiti con l’idea di fare un film comico, spensierato, molto leggero, con un umorismo demenziale. Poi, invece, alla fine abbiamo prodotto un film che comunque racchiude e nasconde un forte senso critico sul Paese, ma con un livello di comicità abbastanza elevato che tende a sovrastare questa satira. Quindi, spero di esser riuscito a trovare un equilibrio migliore rispetto ad Italiano Medio fra comicità, risate e un po’ di riflessione sociale.
Ogni padre ama i propri figli e Maccio è sempre rimasto affezionato a tutti i personaggi da lui creati ed interpretati: da Mariottide a Padre Maronno, da Mario ad Ippolito Germer. Ovviamente, anche con i suoi trailer il legame rimane abbastanza forte.
Se dovessi scegliere un trailer che ancora oggi riguardi e ti fa ridere, quale preferiresti?
Continuano a farmi tutti ridere. Però quello che a me piace di più è “Il sesto scemo” (parodia de “Il sesto senso”, ndr). E anche “Un attimo al bagno”.