ON AIR. L’IDEAZIONE DI UN TESTO RADIOFONICO. SCRIVERE PER CHI ASCOLTA.

<<Il linguaggio della radio è unico e necessita di accuratezza. Non scriviamo un testo perché qualcuno lo legga ma perché quel qualcuno ascolti>>. Letizia Mosca, giornalista, voce e cronista di Radio Popolare apre così la terza lezione di Web Radio sabato 26 novembre.

I focus del laboratorio sono stati la scrittura per la radio e il giornalismo radiofonico. Imprescindibile punto di partenza i criteri di redazione di un testo radio elencati da Carlo Emilio Gadda nel secolo scorso, brillante esponente della narrativa Novecentesca, in un decalogo che ancora oggi costituisce un punto di riferimento per la comunicazione in radio.

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Letizia Mosca

<<Dobbiamo sempre tener presente chi ci sta ascoltando e come suoneranno le frasi quando andranno in onda. – continua la giornalista di Radio Popolare- Le scritture burocratiche sono complicate e ci espongono al “rischio papera” ovvero a scambi involontari di lettere, lapsus o addirittura veri e propri fraintendimenti>>. Una lezione, quella della Dottoressa Mosca, tuttaltro che sterile ed anzi costellata di consigli chiari, accompagnati da  divertenti aneddoti frutto di anni di esperienza nel settore: <<Un serissimo giornalista radiofonico, dovendo narrare dello sbarco di quattordicimila marines a Panama, annunciò invece, dopo un solenne “Buonasera amici ascoltatori”, lo sbarco di quattordici marines in quel di Padova. -ricorda Letizia Mosca- Nessuno di noi in redazione fu in grado di dire cosa successe dopo, ricordo solo il caporedattore che prendeva a testate il muro>>.

Alcune regole base che i ragazzi hanno portato a casa sono:

  • L’improvvisazione è da evitare salvo rari casi in cui l’esperienza e il talento possono compensare la mancanza di una scrittura.
  • La scrittura non è sinonimo di mancanza di spontaneità
  • È essenziale impostare un dialogo implicito con l’ascoltatore e cioè scrivere immaginando di rispondere alle sue curiosità.
  • Evitare l’iperparlato, ovvero il linguaggio tipico di molti programmi tv basato su sensazionalismo e frasi fatte
  • Per una cronaca più fedele e realistica, una buona regola è quella di evitare gli aggettivi

Non sono mancati momenti di analisi di alcuni spezzoni di programmi di Radio Popolare come quello condotto da Alex Corlazzoli, giornalista radio, maestro di scuola elementare e blogger per il Fatto Quotidiano, che durante la sua trasmissione introduce un quesito: <<E’ giusto o no lasciare che i ragazzi tengano i cellulari in classe?>>, invitando così gli ascoltatori ad esprimere il loro pensiero. La registrazione è stata utile anche per  comprendere il metodo di inserimento degli interlocutori durante una trasmissione.  Nello specifico frammento ascoltato in classe l’ospite, un bambino di nome Pietro, viene interpellato da Corlazzoli con brevi domande in modo da rendere più palpabile la sua presenza per l’ascoltatore.

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Matteo Di Palma con Letizia Mosca (da sx) e i ragazzi di ON AIR

Altri spezzoni sono serviti invece per spiegare come funziona l’informazione per “corrispondenza”, e cioè quando il conduttore si collega ad un inviato sul luogo in cui è avvenuto un certo fatto d’interesse. Durante la trasmissione di Michele Puccioni, corrispondente a Londra di Radio Popolare,  la notizia principale viene annunciata dallo studio in modo chiaro e pulito, l’inviato si occupa invece di raccontare i dettagli. La registrazione di Chawki Senouci, un altro giornalista di Radio Popolare, invece commenta l’attentato terroristico alla redazione di Charlie Hebdo ore dopo la diretta sull’accaduto e fa comprendere la differenza tra lettura e reportage.

Tra i momenti più interessanti del laboratorio è d’obbligo menzionare la presentazione dei reportage che Radio Popolare ha realizzato a suo tempo relativi ai fatti del G8 di Genova e alla manifestazione no Expo del maggio 2015 a Milano. Per il lavoro di cronaca di quest’ultimo evento, Radio Popolare è stata premiata dal Gruppo Cronisti Lombardi.

In seguito si è ragionato sul cambiamento dei processi di scrittura. La macchina da scrivere, infatti, costringeva gli autori a compiere un processo mentale diverso da quello odierno. Si doveva avere ben chiaro in mente ciò che si andava a scrivere ancora prima di sedersi alla scrivania perché, a differenza di quanto accade oggi con i computer, non era possibile effettuare modifiche in itinere. Ad un cambiamento nei processi di scrittura è seguito anche un cambiamento del linguaggio. L’impossibilità da parte delle redazioni dei notiziari radio degli anni Cinquanta di fare “copia e incolla” dai brief delle varie agenzia di stampa, costringeva i giornalisti ad una rielaborazione più originale dei termini. Questo ha permesso l’adozione di linguaggi via via più moderni.

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I ragazzi in una prova pratica con Letizia Mosca

Al termine della lezione sono stati coinvolti direttamente gli studenti, che si sono cimentati in un esercizio di redazione e messa in onda di una notizia per la radio a partire dai comunicati che le agenzie di stampa forniscono normalmente.

Cimoreporter – Maria Chiara Deiure