IMACS – GUIDA GALATTICA PER STUDENTI VIAGGIATORI – PARTE V

Ho rimandato la scrittura di quest’ultimo capitolo parigino per troppo tempo, lo trovo il più difficile da scrivere sia a livello di contenuti che a livello emotivo. Avrei mille e più cose da raccontare su questo ultimo mese a Parigi, in cui ho veramente e finalmente goduto la città, la sensazione che si ha alla fine delle mobilità è sempre un po’ sgradevole: “avrei potuto fare mille cose e invece…“, accompagnata da una bella dose di “voglio tornare a casa ma non voglio”. A questo si aggiungono mille propositi, nella speranza di riuscire a mantenerli.

Ci sono mille e più cose che si possono fare in questa città, ma niente è bello come prendere il sole davanti alla Bibliothèque Nationale mentre gli altri escono stanchi e affaticati da lunghe giornate di studio e di lavoro, andare in bicicletta di notte in Place de la Bastille senza avere la minima idea di come funzionino le rotonde in Francia, gli amici che organizzano una festa a sorpresa lungo la Senna per salutarti prima della partenza, il kir del Petit Garage (63 rue Jean-Pierre Timbaud), fare aperitivo con uno spritz lungo il Canal Saint Martin mentre arriva il tramonto, poter andare al cinema e vedere film in lingua originale sottotitolati, andare alla Cinémathèque e guardare dentro ad un kinetoscopio, ad un praxinoscopio teatro e vedere la testa (finta) della mamma di Psycho donata da Hitchcock in persona, guardare da casa (anche se molto molto molto lontana) la Tour Eiffel illuminata durante un temporale notturno, ma anche solo la Tour Eiffel, dividersi un pigiama quando dormi da una amica perché “ne ho solo uno, io tengo la maglietta che tanto ho i leggings, tu prendi i pantaloni”, l’amica fissata con l’oroscopo che ormai ha influenzato tutte noi, andare a vedere i Verdena e sentirsi un po’ più a casa per il loro accento assolutamente del Nord dopo aver parlato per cinque mesi solo con romani e napoletani, l’ormai acquisito verbo “rosicare” a causa di quanto appena detto, andare alle manifestazioni contro la Loi du travail e vedere una vecchietta davanti ai poliziotti in tenuta da sommossa che grida loro i peggio insulti, sentirsi come rilanciata indietro nel tempo di almeno quarant’anni quando gli anarchici (sì, qui esistono ancora!) entrano in Place d’Italie dopo un lungo pomeriggio di scambio di lacrimogeni e bottiglie con la polizia con sottofondo l’Internazionale comunista e tutta la piazza che li applaude.

Sono sicura di aver dimenticato tante, troppe, cose, ma penso anche che questo elenco sia più che sufficiente per far capire quanto in realtà sia bello e costruttivo fare una esperienza del genere, quanto sia difficile lasciare tutto e tornare indietro. Insomma, non dico che dopo le mobilità siamo persone migliori, ma sicuramente siamo persone diverse.

Lascio l’ultima gallery di foto scattate qui, chi volesse continuare a seguirmi può farlo sia su Instagram  che sul mio sito che su Facebook, ma in ogni caso questo Diario non è per niente concluso… la mia mobilità continua… Curiosi di sapere dove andrò? Continuate a seguirmi con la mia GUIDA GALATTICA PER STUDENTI VIAGGIATORI! #CIMOaroundTHEWORLD #IMACS