CimoTopTalents #1. Una ballerina tra le colonne del chiostro. Una vita sui libri, in scarpette da punta

<<Credo che la mia passione per la danza sia nata quando ero molto piccola, mia madre metteva la musica e mi diceva di chiudere gli occhi, di lasciarmi andare… Di farmi portare dalla musica ovunque mi portasse. E io allora danzavo>>. A proposito di talento, sudore e fede in un obiettivo, Cecilia Croce , studentessa di CIMO, racconta la sua vita con una compagna che le ha dato tanto ma altrettanto ha chiesto, la danza. Quale ragazza non ha pensato almeno una volta: “Nella prossima vita, farò la ballerina“? Cecilia Croce, divisa tra la vita la accademica e quella professionale artistica racconta a tutte le fanciulle sognatrici i retro scena di un’esistenza in scarpette da punta. Oggi ballerina di danza contemporanea per la Zed (K) Kontemporary line di Daniele Ziglioli e studentessa dell’Università Cattolica, Cecilia si avvicina  al mondo della danza e delle rinunce ancora bambina, perchè si sa, il talento ha prima di tutto un prezzo. <<  Ho deciso molto presto  di mettere nella danza tutto il mio impegno e le mie energie, anche sacrificando la vita sociale e le amicizie. -racconta Cecilia- All’età di undici anni ho cominciato a frequentare un corso di danza moderna amatoriale e la svolta è avvenuta durante uno stage estivo, quando ricevetti una borsa di studio e gli insegnanti mi incoraggiarono a impegnarmi seriamente e a lavorare sodo. Avevo qualcosa di speciale, dissero>>.

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Ph. Giovanna Marina da Slow Dancing Society di Daniele Ziglioli

Da qui inizia la sua storia, fatta di investimenti non solo economici ma anche e soprattutto di tempo ed energia, di voglia di tentare e ritentare, di rialzarsi ad ogni caduta e perdita di equilibrio su un sentiero sul quale si è fatta valere con la forza della volontà, della costanza e della passione. <<Grazie all’aiuto economico e allo stesso tempo morale dei miei genitori ho frequentato l’Accademia di danza contemporanea Dancehaus di Milano diretta da Susanna Beltrami, dove ho messo le prime solide basi di danza classica, moderna, contemporanea, di teatro fisico e  di storia della danza. -spiega Cecilia, che ogni pomeriggio per tre lunghi anni ha indossato tuta e scarpette per esaudire il suo sogno e nel frattempo ha ottenuto il diploma al liceo classico Giovanni Berchet di Milano– È stato faticoso, ma credo di aver rafforzato molto il mio carattere: la determinazione, il coraggio, la capacità di organizzarmi sono tutte cose che ho sviluppato anche grazie a questa esperienza>>.

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Terminata l’accademia arrivano i workshop e i seminari, tutto ciò che è necessario per approfondire e ampliare un’arte dalle infinite sfumature, alla fine lo diceva anche quel guru di Steve Jobs, il trucco è “Stay hungry“, ma in questo caso non troppo “foolish”. <<La danza non è solo quella de La Scala o quella di Maria de Filippi per intederci, ci sono molte tecniche e diversi approcci estetici e concettuali all’arte della danza che qui sono spesso sconosciuti. -racconta Cecilia- Per me la danza è l’arte di ascoltare il corpo e l’energia che in esso si muove, un flusso organico che sprigiona emozioni, una possibilità di espressione, un modo per ascoltare  me stessa e gli altri abbandonando la mente e il giudizio e affidandomi all’istinto>>. E a chi si chiede come è possibile riuscire a portare avanti due percorsi così impegnativi come la formazione accademica e un viaggio che è artistico e professionale al tempo stesso e che richiede concentrazione psicofisica quotidiana la ballerina risponde: <<È molto impegnativo e spesso mi sono chiesta se avesse senso continuare a vivere la mia vita con questo ritmo, divisa tra l’arte che amo di più al mondo e la formazione accademica in università. Desidero dare sempre il 100 % di me, della mia energia mentale e fisica, ma è spesso difficile e a volte mi sembra di non appartenere totalmente a nessuno dei due mondi; poi però penso alla ricchezza che ho, poter nutrire la mia anima, il mio corpo e la mia mente raccogliendo stimoli da contesti diversi. È una cosa bellissima>>.

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Ph. Giovanna Marino da Slow Dancing Society di Daniele Ziglioli

Curiosità, forza di volontà e il desiderio di trovare un linguaggio corporeo, mentale, spirituale che sia unico e personale. La danza non è più soltanto movimento del corpo ma diventa il mezzo per gridare se stessi al mondo, una ribellione all’omologazione e inibizione espressiva dilagante. <<È  importante riappropriarsi del corpo e delle emozioni in questa società dove reganano sedentarietà e automatismo. Ci dimentichiamo spesso la bellezza e l’importanza della dimensione corporea nella sua organicità e della percezione di noi stessi e della relazione con gli altri corpi. –conclude Cecilia– Per me è davvero un modo per entrare in contatto con me stessa>>. La passione che pretende dedizione ma dona l’energia per affrontare la vita e regala un posto nel mondo, di questo parla la storia.