Un affresco originale e gradevole della Sicilia del primo ‘900 questo bel film di Roberto Andò, che rappresenta un omaggio all’arte e alla passione teatrale, prendendo spunto da un episodio della vita di Pirandello, interpretato da Toni Servillo.
Lo scrittore, ritorna in Sicilia per gli 80 anni di Giovanni Verga ma la circostanza della morte della propria balia, cui era affezionatissimo, lo riporta proprio nel suo paese natale; qui sente il bisogno di organizzare alla donna degne onoranze funebri ed incontra pertanto due becchini (Ficarra e Picone) dediti anche al teatro amatoriale (anche se loro sembrano considerarsi professionisti).
Pirandello è notevolmente colpito ed incuriosito da questa circostanza e si reca, non visto, ad osservare le prove e la prima rappresentazione dello spettacolo che la sbrindellata compagnia sta cercando di allestire, fra mille difficoltà ed imprevisti. Nel frangente raccontato nel film, il protagonista si trova in una fase di assenza di ispirazione e di profondo turbamento per la pazzia della moglie, accompagnato costantemente da quel sentimento di tormento interiore che Pirandello stesso definiva appunto “la stranezza”.
Dopo l’incontro con Verga, Pirandello rientra a Roma e qui, dopo non molto tempo – traendo ispirazione anche dalle recenti esperienze siciliane – scrive una delle sue maggiori opere, dal titolo “Sei personaggi in cerca d’autore”. Alla prima rappresentazione vengono invitati anche i due becchini/teatranti siciliani, i quali, onorati e felici, assisteranno allo spettacolo alquanto interdetti e spaesati rispetto ai contenuti dell’opera ed alla controversa reazione del pubblico. Nonostante l’iniziale fredda accoglienza del pubblico, l’opera, come noto, avrà poi un enorme successo nei teatri di tutto il mondo.
Toni Servillo interpreta Pirandello in maniera davvero esemplare in quanto fedele all’immagine pacata e defilata dello scrittore il quale, mite ed educatissimo, preferisce osservare ed ascoltare piuttosto che farsi protagonista della scena. Al contempo, nel film, emerge il suo fermento interiore che attraverso esperienze, sofferenze e dubbi esistenziali e attraverso “la stranezza”, riesce a produrre arte. Geniale la scelta di Ficarra e Picone che in maniera spontanea e divertente interpretano i due becchini, sempliciotti ma animati da grande passion, sia nel teatro che nella loro vita reale.
Ed è proprio questa continua interazione fra il teatro e la vita reale, fra il tragico ed il comico, fra la morte e la vita, che rappresenta uno dei messaggi più significativi che ci restituisce la pellicola. Sullo sfondo una Sicilia pittoresca, arretrata ma vitale, raccontata grazie ad una sapiente scenografia che immerge completamente lo spettatore in un’altra epoca, portandolo a divertirsi e godere pienamente del film.