Il ritorno di un uomo realizzato ad un passato difficile

“Nostalgia” un film che sconcerta, appassiona, coinvolge e infine commuove, questo adattamento di Mario Martone dell’omonimo romanzo di Ermanno Rea. In una Napoli contemporanea, nel cuore del famigerato Rione Sanità, si svolge la vicenda umana del protagonista Felice, il quale, fuggito dal Rione da ragazzo in seguito a tragiche vicende, ritorna dopo 40 anni, da uomo ricco e realizzato, apparentemente per rivedere l’anziana mamma ma, a ben vedere, per ritrovare sé stessole proprie radici, l’amico inseparabile di allora e per sciogliere i nodi del proprio passato

La città che fa da sfondo alla storia è la Napoli contemporanea che fra immagini del presente ed immagini del passato, appare per nulla migliorata, semmai peggiorata, sempre immobile nei suoi atavici e spaventosi problemi dai quali sembra non potersi riscattare mai. 

All’inizio il protagonista ritrova l’anziana mamma, vicina al termine dei suoi giorni, in condizioni di indigenza ed egli, grazie alle sue possibilità economiche, cerca di offrirle condizioni di vita migliori (una casa bella, luminosa, mobili nuovi) cui la donna fatica quasi ad adeguarsi, abituata com’è ad un’esistenza perennemente modesta e priva di qualsiasi agio. Felice la cura amorevolmente, la lava, la pettina, la veste, le regala, infine, una preziosa dimostrazione di amore filiale, consentendole finalmente una serena morte accanto al figlio ritrovato. 

Ma è proprio qui che la storia prende una piega imprevista, impensabile. Venuto meno, con la morte della mamma, il motivo della sua venuta a Napoli, ci si aspetterebbe che il protagonista ripartisse, ritornando velocemente alla sua vita; invece, egli indugia a lungo, ritrova i luoghi dell’infanzia, cerca l’amico di allora pur sapendo che, nel frattempo, egli è diventato un pericoloso boss criminale che non ha mancato di mandargli chiari e violenti avvertimenti. Felice sa di rischiare la vita ma ugualmente temporeggia, si lascia incantare dallo squallore dei vicoli così come dalla bellezza dei panorami; si immerge nella vita della città, nella sua infinita lotta fra il bene ed il male e diventa parte del “bene”collaborando con un “prete coraggio” che sfida la malavita ogni giorno cercando di salvare bambini e ragazzi dalla deriva criminale. 

Il film rappresenta infine il bisogno naturale dell’uomo di confrontarsi con il proprio passato e di scioglierne i nodi più reconditi, a qualsiasi costo; la sapiente regia, la riuscita sceneggiatura, la magistrale interpretazione di Favino, ma anche dei personaggi secondari, riescono a trasmettere l’intensità della vicenda umana e della realtà della città, pur non mancando qualche sbavatura nella scenografia di alcune sequenze. Inno alla bellezza della nostalgia anche quale sentimento prezioso talvolta per riflettere su sé stessi e sul senso della propria esistenza. E una città che fa da sfondo, bellissima e perduta, che può incantare, ma anche dannare per sempre; una città che ha evidentemente perso la sua occasione di trasformarsi e diventare una città moderna, proiettata al futuro ma piuttosto, una città ferma nel proprio passato ed immobilizzata in oscuri meccanismi che ne impediscono l’evoluzione ma che conserva imperterrita, la sua naturale vocazione alla teatralità.

Alessia Moretti