Dall’epoca dei corsetti a quella del fascino vamp, giungendo allo charme delle odierne top model; dal 900 ai giorni nostri, il corpo delle donne, nel susseguirsi di tantissime tendenze, ha cambiato forma adattandosi all’ideale di bellezza proprio del tempo, diffuso, attraverso il sempre maggiore influsso dell’informazione pubblicitaria.
La teoria della comunicazione umana si basa su cinque assiomi di cui uno recita: «ogni comunicazione ha un’aspetto di contenuto uno di relazione», ciò vuol dire che il “come” esprimo un messaggio spiega il modo in cui il mio interlocutore deve leggere il “cosa” io comunico. Le pubblicità prese in considerazione, aventi come protagonisti figure femminili, mirano a diffondere il messaggio pubblicitario utilizzando la rappresentazione della donna in qualità di “come”, cioè secondo gli ideali di bellezza del tempo in modo da attirare, da una parte l’attenzione maschile e dall’altra l’ammirazione femminile, al fine di orientare il pubblico (destinatario del messaggio) a scegliere di acquistare il prodotto pubblicizzato, creando in questo modo una relazione con esso.
Raccontando la donna in modi sempre differenti, la comunicazione ha contribuito a diffondere nuovi canoni di bellezza femminile, contrassegnandone il cambiamento in una linea temporale: la prima metà del 900 vedeva la diffusione dei primi ideali di bellezza femminile del secolo, dalla raffigurazione della vita sottilissima e degli scolli a V delle Gibson Girls, alle colorate Pin-up dai corpi a clessidra e sguardo “a cerbiatto” degli anni 50’.
Tra le donne più emancipate e libere rispetto alle costrizioni dell’età Vittoriana, regnava il corsetto, che stringeva la vita lasciando le altre parti del corpo un po’ più larghe, estremizzato dalla figura di Camille Clifford, la quale incarnava perfettamente l’ideale di bellezza che la pubblicità del tempo contribuiva a diffondere grazie allo slancio della produzione industriale che aveva messo in evidenza lo sfolgorìo del prodotto. All’androginia del corpo delle Flapper girls degli anni 20’, rappresentate con capelli corti, sigarette in bocca, drink in mano e abiti sfarzosi, si opponevano gli ideali promossi dai successivi anni 30’: l’epoca delle Vamp con seno e i fianchi generosi – i cosiddetti “corpi a sirena” -in cui le pubblicità mostravano donne forti non in competizione con l’uomo, che indossavano pellicce, abiti eleganti, fumavano sigarette e acconciature eleganti.
Forme prosperose, fianchi larghi, forza e robustezza erano, invece, le caratteristiche delle figure femminili negli annunci pubblicitari degli anni 40’, poiché, a causa della situazione politica, era prediletto uno stile militaresco con pantaloni, trucco ridotto al solo utilizzo del rossetto rosso e capelli lunghi alle spalle, mossi e con la riga laterale. Ai fisici robusti delle donne degli anni 40 si sostituivano quelli “a clessidra”, tipici delle Pin-up negli anni 50’: sensualità e indipendenza mostrata da curve morbide ma “strizzate” in forme a clessidra molto proporzionate al resto del corpo, come quelli delle ultra note Marilyn Monroe e Sophia Loren rispettivamente in Jon-Joy Cosmetics Advertisement del 1952 e Sapone LUX, Advertisement del 1956.
Ciò in opposizione al corpo esile e molto giovanile (quasi infantile), ideale degli anni 60’: capelli voluminosi e cotonati con frangette piene e labbra molto colorate, sostituiti dalla promozione di un corpo atletico e tonico nelle pubblicità degli anni 70’, per poi tornare nuovamente all’asciuttissimo fisico delle testimonial degli anni 90’, come la magrissima Kate Moss, che nella pubblicità Obsession per Calvin Klein si mostra seminuda creando uno scandalo sociale che costrinse a ritirare la pubblicità dopo qualche tempo dalla “pubblicazione”.
Curve esagerate, visi scolpiti e labbra esageratamente carnose, questi i canoni di bellezza a cui si attengono i pubblicitari per scegliere le modelle che faranno da testimonial nelle comunicazioni, a partire dagli anni 2000 fino ad oggi.
Essendo questi i cambiamenti dei canoni di bellezza femminile, mostratici dalla pubblicità, mi chiedo quale sarà la bellezza che la pubblicità del futuro proporrà. In ogni modo, quello che è certo è che l’informazione scandisce e segna, indubbiamente, la visione del mondo.
Anita Carpinteri