Euphoria e la rappresentazione della comunità LGBT: un esempio di inclusione

Euphoria, serie TV statunitense firmata HBO, ha riscosso molto successo in questi ultimi tre anni.  Le ragioni possono essere individuate in un cast d’eccezione, con Zendaya Maree Stoermer Coleman, Eric Dane e Jacob Elordi, uno stile visivo molto appariscente con luci al neon e glitter onnipresenti, ma soprattutto tematiche tipiche del teen drama, affrontate in modo originale.

Infatti, amore, amicizia, dipendenze e la tumultuosa strada per autodefinirsi, sebbene possano sembrare argomenti cliché, vengono trattati in una nuova ottica dalla serie: dai tradimenti ai “cattivi” con cui siamo portati a simpatizzare, fino alle droghe mostrate non solo come dannose.

Ogni personaggio ha la sua peculiarità, un lato oscuro e uno buono, ma spiccano tra gli altri la protagonista Rue, la sua migliore amica ed amante Jules e il padre di Nate, Cal: questi sono i personaggi rappresentativi della comunità LGBT all’interno della serie. Rue viene mostrata mentre sta ancora scoprendo la propria sessualità e la sua attrazione verso il mondo femminile; Jules, in seguito ad una cura ormonale, è riuscita a trasformare il suo genere da uomo a donna; mentre Cal dopo aver cercato di reprimere il suo orientamento omosessuale, tradisce ripetutamente sua moglie con giovani queer.

Queste tematiche, ritenute tabù ancora da alcuni, sono invece mostrate apertamente dalla serie rappresentando non solo le riflessioni che si celano dietro alle decisioni e ai comportamenti, ma anche gli atti sessuali espliciti. Scene del genere erano inimmaginabili anni fa, quando la comunità LGBT era ritenuta malata e non poteva apparire sul grande e piccolo schermo, se non come esempi negativi quando era indispensabile la loro comparsa.

Il Codice Hays, infatti, ha definito delle linee guida per la produzione audiovisiva statunitense dagli anni ’30 fino al ’68 e proibiva l’allusione a perversioni sessuali, tra cui rientrava anche l’omosessualità. Oltre ai pregiudizi molto diffusi all’epoca e ai falsi stereotipi, anche dal punto di vista istituzionale l’omosessualità, il transgenderismo e tutti gli orientamenti di genere e sessuali racchiusi nella comunità LGBT sono stati soffocati non solo dal punto di vista della rappresentazione, ma anche della produzione.

Euphoria, invece, non è una serie inclusiva solo nella narrazione, ma anche nella parte produttiva, in quanto l’attrice che interpreta Jules, Hunter Schafer, è una ragazza transgender.

Nel corso degli anni abbiamo potuto assistere alla rottura degli stereotipi legati alla comunità LGBT nel mondo dell’audiovisivo in molte altre serie televisive e film: dalla sitcom Will & Grace ai più recenti Call Me By Your Name e Skam, ma Euphoria riesce a dare una visione più ampia e meno buonista a riguardo.

Sono ancora molti i passi che andranno fatti per arrivare a una vera e significativa inclusione della comunità LGBT nel mondo audiovisivo, partendo dai nuovi requisiti per il Miglior Film degli Oscar 2024, che dovrà includere nel cast generale e nella trama del film persone appartenenti alla comunità LGBT, con disabilità, donne e un gruppo razziale, sperando che queste norme diventino una consuetudine.

Chiara Zoppellari