Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90 (2019) è il primo volume di una nuova antologia edita da Interno Poesia, a cura di Giulia Martini, classe 1993. Parte del volume sono dodici autori, tutti nati tra gli anni ’80 e ’90, con testi editi e inediti: Maria Borio, Clery Celeste, Damiana De Gennaro, Manuel Giacometti, Anita Guarino, Giovanni Ibello, Demetrio Marra, Dimitri Milleri, Bernardo Pacini, Eleonora Rimolo, Damiano Sinfonico, Francesco Vasarri.
Nell’incontro con i dodici autori, Giulia Martini ha trovato il senso di un’intera generazione, quella dei millennial. All’orizzontalità della selezione corrisponde una verticalità nei rapporti umani, come se ci fossero due movimenti perpendicolari a sostenere il peso di un’operazione audace, che è un tentativo di resistenza al prosaico. Si tratta della difesa strenua di uno spazio costantemente minacciato: la poesia.
A detta di Giulia Martini, l’obiettivo del gesto antologico è mettere un po’ di ordine. Se una delle prime cose che impariamo a fare da bambini è proprio la separazione delle cose del mondo (luce/buio, giorno/notte, estate/inverno), il gesto antologico va oltre. Si tratta di una separazione all’interno della separazione: in questo caso, alcuni poeti fra tutti quelli italiano nati in un determinato arco di tempo. L’antologia crea un dinamismo necessario tra ciò che viene incluso e ciò che resta escluso, secondo un criterio che sarà giustificato. Inoltre, essa non differisce molto dal senso per cui in laboratorio si cerca di puntare una lente d’ingrandimento su un pezzo di materia rispetto a tutto il resto della materia stessa. Si tratta di una questione di praticità: in un contesto specifico sarà più facile stabilire una regola e poi, da lì, tornare al contesto generale e applicarla.
Un filo rosso che tiene insieme i dodici antologizzati, seppur sottile, c’è. Infatti, tutti gli autori della raccolta tentano di riappropriarsi di un proprio spazio personale in un contesto di disgregazione e di mancanze – di qualcuno, di risposte, di certezze. Ad esempio, tutti i poeti nei loro testi, seppur in modi e stili estremamente diversi tra loro, accennano al tema dei mezzi di trasporto. Non avendo imposto nessun tema, si è trattato di una comunanza individuale. Cosa può indicare questa allusione allo spostamento? Spesso la volontà è quella di ritrovarsi. È una forma di resistenza particolare quella che distingue queste voci da quelle delle generazioni precedenti.
Innovazione e tradizione sembrano convergere nei versi di questi dodici giovani poeti. La loro vitalità sembra rispondere all’esigenza troppo spesso inespressa dei lettori di ascoltare qualcosa che permetterà a qualcos’altro di accadere, pur senza fornire risposte certe.
Margherita Zanni