Steven Spielberg ha sempre coltivato un sogno: una volta diventato regista, prima o poi avrebbe portato West Side Story al cinema. E così ha fatto: nel 2021, esattamente 60 anni dopo il primo film (datato 1961), la storia di Tony e Maria rivive sul grande schermo in una nuova, sensazionale veste.
West Side Story è il racconto di un amore impossibile nato nelle periferie di New York: da un lato Tony, ragazzo americano membro di una gang, i Jets, e dall’altro Maria, giovane portoricana, sorella del capo della banda rivale, gli Sharks. Dopo essersi incontrati casualmente a una festa, i due perdono la testa l’uno per l’altra e si dichiarano pronti a tutto pur di rimanere assieme – purtroppo, però, la storia finisce con l’evolvere sulla falsariga del copione shakesperiano di Romeo e Giulietta, arrivando a chiudersi, come prevedibile, in tragedia.
La prima rappresentazione teatrale di West Side Story è datata 1957 – da allora se ne sono susseguite tante, in tutto il mondo, Italia compresa (nel 2016 la compagnia milanese Wizard Production ha portato in scena lo spettacolo al Teatro Manzoni di Milano). Lo stesso non può essere detto del cinema: per ben 60 anni, il film del 1961 ha rappresentato il primo e ultimo caso in cui la storia di Tony e Maria è stata portata sul grande schermo, aggiudicandosi la nomea di vero e proprio prodotto cult per gli appassionati del genere musical.
Nel 2021 è arrivato Spielberg: il suo è un West Side Story nuovo, elegante, che si discosta sapientemente dal primo film per proporre in una chiave diversa la stessa storia e le stesse canzoni di sempre, attirando spettatori “storici” e non. Se di remake si è tanto parlato, in realtà sarebbe più corretto considerare il film solo come un secondo adattamento dello spettacolo teatrale, contraddistinto da uno stile registico tipicamente “spielberghiano” e originale.
Uno degli aspetti più apprezzati è stata la scelta del cast: in linea con la progressiva apertura verso la totale inclusività nel mondo del cinema, il ruolo di Maria è stato assegnato alla giovanissima Rachel Zengler, di origini colombiane, quello del fratello Bernardo a David Alvarez e quello della migliore amica Anita ad Ariana deBose. Una scelta che sembrerà scontata a molti, ma che è stata accolta con grande clamore dagli appassionati del film, se si considera che, nella produzione originale del 1961 (l’unica esistente fino al 2021, ricordiamolo) di attori latinoamericani non se ne vede nemmeno l’ombra. Attenzione, non si tratta di un giudizio di valore: il West Side Story “cult” si è limitato a seguire pedissequamente le regole in vigore all’epoca, adattandosi ad una sensibilità che, per il periodo, non stonava affatto.
Ciò comunque non toglie che l’intervento di Spielberg si sia rivelato estremamente gradito su tanti fronti. Il regista si è anche preoccupato di inserire una piccola chicca per i fan di lunga data: uno dei personaggi, Doc, è interpretato dall’attrice Rita Moreno, l’Anita “originale” del film del 1961.
Tutto questo ci insegna che non sia mai troppo tardi per inseguire i propri sogni: ci sono voluti tanti, tanti anni, ma Spielberg è comunque riuscito a mantenere la promessa fatta a sé stesso. Una promessa iniziata così, con poche e semplici parole: «You must make West Side Story».