Quando accadono fatti sconcertanti di un certo spessore a livello globale, ecco che la popolazione mondiale inizia a dimostrare il proprio sgomento e disprezzo, ma anche sostegno nei confronti del fatto. Questo genere di manifestazione può avvenire in vari modi, che vanno dal concreto al banale, tramite media o fisicamente.
Per restare nell’universo del più comune metodo, o in certi versi del banale, ci si può ricondurre al fenomeno dello slacktivism, sempre più diffuso in tutto il mondo da quando i social network sono diventati parte integrante della nostra vita e quotidianità. Cos’è lo slacktivism? Il termine deriva dall’unione della parola slacker, in italiano tradotto come scansafatiche e activism, ovvero attivismo. Con esso si intende la pratica di sostenere una causa politica o sociale tramite mezzi di comunicazione come i social media o le petizioni online, sottolineando lo sforzo che la persona sta facendo o l’impegno che sta mettendo a favore della causa in riferimento. Le forme più diffuse di slacktivism sono sicuramente il fatto di mettere like, condividere o twittare una causa sui social, oppure firmare una petizione online, condividere un hashtag o una frase fatta o modificare la propria foto profilo o avatar con riferimento alla causa.
Un esempio attuale e concreto possiamo vederlo in riferimento a quanto sta accadendo in Ucraina. Per dimostrare il proprio sostegno contro la guerra e a favore della popolazione dell’Ucraina, tanta gente ha iniziato a vestirsi in giallo-azzurro, a creare, firmare e condividere petizioni online per far smettere la guerra, a condividere hashtag come #нет войны, o a modificare la propria immagine del profilo con i colori della bandiera ucraina.
Ma quali sfaccettature comporta questo fenomeno? Da una parte, può essere considerato come una forma di attivismo vero e proprio, dall’altra come una forma di opportunismo, in cui la persona fa vedere di aver fatto la propria parte per la società. Lo slacktivism è tipicamente la via più facile per partecipare a movimenti e cambiamenti e può essere un contributo positivo all’attivismo nel clima digitale attuale, portando le persone a sentirsi bene con sé stessi. Inoltre, ha un maggiore potenziale di influenzare le persone con le azioni proposte. Dall’altra parte, però, è risaputo che queste azioni non forniscono un contributo significativo alla causa per cui lottano, in quanto, pochissime azioni slacktiviste hanno effettivamente raggiunto l’obiettivo dichiarato. Spesso le campagne promosse sono basate su cattive informazioni e il più delle volte sono bufale. Ciò può portare le persone a perdere la speranza in tutte le forme di attivismo, mentre si potrebbe catalizzare la stessa energia verso qualcosa di più costruttivo.
Riusciranno, dunque, le proteste slacktiviste della popolazione mondiale, come l’impostare la bandiera giallo-azzurra sulla foto profilo, ad influenzare gli andamenti della guerra in Ucraina e a fermare la prepotenza di Putin?
Isabella Migliorati