L’industria del fashion cerca ogni giorno di avvicinarsi al trend della sostenibilità e va alla ricerca di soluzioni innovative per rispettare l’ambiente. Di recente, anche Coca-Cola ha siglato una collaborazione con il noto marchio di abbigliamento e accessori Kipling per la commercializzazione di una nuova collezione volta al riciclo della plastica.
Da molti anni a questa parte, il settore della moda ha preso una strada all’insegna della sostenibilità. La moda sostenibile ha l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie, quindi di rispettare e valorizzare le risorse in un’ottica di economia circolare. Inoltre, si propone di sostenere l’inclusività e di migliorare le condizioni lavorative di tutti gli addetti al settore, tutelando i lavoratori in termini di salari, diritti e condizioni lavorative.
Sulla scia di questi principi, il mondo della moda si è mobilitato in diverse modi: è nato il Green Carpet Fashion Awards, un evento che si tiene annualmente a Milano e che è incentrato su tematiche come la giustizia ambientale e sociale; è stato istituito il riconoscimento di Eco-Age Brandmark, che promuove l’impegno delle case di moda verso la Green Economy; sono numerosi i film e i documentari che trattano l’argomento, come ad esempio The True Cost (2015), che mette in luce le condizioni degradanti sull’ambiente e sulla società provocate dal mondo della moda, Udita (2015), che denuncia lo sfruttamento dei lavoratori della manifattura tessile in Bangladesh e Plastic Planet (2009), film che presenta la plastica (materiale indispensabile per il consumo di massa di oggi) come una minaccia globale.
È così che nasce l’accordo tra Coca-Cola Company, storico colosso americano del beverage (e non solo), non nuovo in termini di partnership e collaborazioni con grandi marchi, e Kipling, noto brand sportivo nato nel 1987 ad Anversa.
Da una parte Coca-Cola che, nonostante venga considerato uno dei marchi più inquinatori di plastica al mondo, si impegna a migliorare la sostenibilità degli imballaggi, prefissandosi due obiettivi da raggiungere entro il 2030: il primo è produrre confezioni di bottiglie riciclabili al 100% e il secondo è riciclarle, sostenendo che sia fondamentale ridurre l’impatto dannoso dei packaging in plastica nel mondo. Dall’altra, come si legge nella sua pagina ufficiale, l’idea di Kipling nasce da tre giovani designer che hanno scoperto il potenziale delle increspature del nylon e si impegnano in una logica di responsabilità ambientale. D’altronde, la stessa Denielle Wolfe, Global Vice Presidente del Design e Prodotto, sottoscrive l’importanza di ripensare all’impatto della propria attività sulle preziose risorse del nostro pianeta. Il brand adotta un nuovo tessuto in poliestere riciclato al 38%, le loro strutture realizzano il 36% dei prodotti con il 100% dell’energia solare e 2/3 dei dipendenti di Kipling usano mezzi come lo scooter elettrico e la bicicletta per spostarsi.
L’accordo tra i due grandi brand si basa su tre imperativi: Refresh, Recycle, Re-use. Ogni prodotto è costituito da tessuti ripstop (resistenti e idrorepellenti) e viene realizzato riutilizzando bottiglie in PET riciclate. La collezione prevede borse, marsupi, zaini e shoppers che riprendono i cinque colori primari dei brand, tra i quali ovviamente il rosso e il bianco di Coca-Cola e il grigio del brand belga. I dettagli sono molto originali, basti pensare a prodotti come gli zaini con i tirazip ispirati alle classiche linguette delle lattine in alluminio.
I primi risultati della collaborazione sono confortanti, in quanto evidenziano che, ad oggi, sono state recuperate oltre 272.000 bottiglie in PET destinate a finire tra i rifiuti.
Questa spinta dei grandi marchi verso la sostenibilità deriva anche da un cambiamento delle abitudini degli stessi consumatori, sempre più attenti ai valori etici dei brand. Basti pensare che, negli ultimi anni, molti si sono allontanati dai marchi che adottano il modello di business Fast Fashion – espressione nata a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 che indica un modello di moda insostenibile, in quanto prevede una produzione veloce (fast, appunto) di nuovi capi d’abbigliamento di settimana in settimana, in modo da accontentare i clienti più esigenti e dare vita a trend sempre nuovi. Inoltre, secondo il recente sondaggio di Trustpilot e London Research, il 92% degli italiani smetterebbe di acquistare i prodotti di un brand di moda che non segue standard etici e sostenibili.
Un risultato che, oltre a lasciarci ben sperare in un futuro eco-sostenibile, ci stimola a pensare green.
Alessia Sabrina Natalino