Treni, tornelli, scale mobili, tunnel sotterranei e arte, sculture, installazioni, mosaici, grafica: questi i due poli, apparentemente lontani e antitetici, che si sposano perfettamente ormai da anni nelle stazioni delle metropolitane di Napoli.
Da degradati, spogli e sporchi cunicoli di viaggiatori frettolosi e disattenti, le stazioni partenopee si sono, infatti, lentamente trasformate in suggestive, coinvolgenti e colorate stanze di un museo “diffuso” negli angoli della città, una vera rete d’arte, tentacolare e interconnessa, capace di suscitare interesse e meraviglia anche in chi generalmente non è mai entrato in una pinacoteca. Questo è il punto di forza di queste particolari stazioni metropolitane: permettere una fruizione dell’arte immediata, diretta, immersiva, senza descrizioni o pompose lezioni ex cathedra.
Il viaggiatore ignaro crede di entrare in una stazione di treni e si ritrova circondato dalla bellezza, dai colori, dalle fotografie, dalle raffigurazioni contemporanee di linee e ombre che si intersecano: ci si può, così, muovere tra le installazioni di Michelangelo Pistoletto, divenendo passeggeri reali che si specchiano in fotografie – a grandezza naturale – di altri passeggeri, in attesa o in movimento. Si può ammirare la Light box, sculture di acciaio e i pilastri neri che vogliono evocare le comunicazioni tra gli esseri umani e le sinapsi tra i neuroni del cervello. Ci si può immergere nel Crater de luz, opera di Robert Wilson, la quale, collegando la parte interna della stazione con l’esterno, allude al sole e al mare nelle sue mille sfaccettature di colori e nelle pareti ondulate che la circondano.
Superato lo stereotipo della sacralità dell’arte, il progetto delle stazioni d’arte ha permesso in alcune zone della città una significativa riqualificazione del territorio circostante, scintilla potente per innescare veri cluster culturali, con associazioni giovanili che fanno da guida alle nuove opere di artisti locali e internazionali, con scolaresche che ne fruiscono per le loro visite d’istruzione, con la nascita di card apposite che permettono ai turisti di inserire le stazioni napoletane nei più tradizionali tour per la città partenopea. E così il viaggiatore più colto noterà subito i versi del Convivio, scritti con tubi di neon a luce bianca per opera dell’artista concettuale Joseph Kosuth, o la serie di Fibonacci o il palindromo In girum imus nocte et consumimur igni(andiamo in giro di notte ed ecco siamo consumate dal fuoco).
E l’attenzione che i napoletani, e non solo, continuano a dare a queste stazioni d’arte è comprovata dalla presenza di moltissimi video caricati sui social e anche di un’intera puntata di Rai cultura dedicata alle metro di Napoli permettono, anche a distanza, di fruire delle opere d’arte contemporanee di un museo sotterraneo che mai delude e mai annoia.
Immagine di copertina tratta da ANM.