Il filo sottile che separa un comportamento patologico dalla normalità quotidiana è estremamente labile, tant’è che spesso diviene estremamente complesso comprenderne il confine, non solo per un individuo normale ma, in questo caso, anche per un colosso multimiliardario come Facebook.
Infatti il gigante dei social network ha proposto recentemente di lanciare, data l’emergenza sanitaria Cov-19, una propria game room, giocando in maniera strategica sull’incremento massiccio della vendite del settore data la quarantena che impedisce agli appassionati di frequentare fisicamente le sale gioco. Al di là dell’emergenza sanitaria, comunque, il gambling negli ultimi anni ha acquisito proporzioni sempre più social ed è per questo che Facebook sta cercando di espandersi in questo settore, introducendo tornei ad accesso anticipato, sfruttando la cosiddetta “competizione social” per potersi affermare come una hub di gioco vera e propria.
La piattaforma è estremamente intuitiva, con una struttura studiata ad hoc per poter gareggiare coi competitors sul mercato sfruttando le dinamiche che, un tempo, hanno reso Facebook il trampolino di lancio per le piattaforme social: invitando gli utenti a scegliere il social preferito per le proprie sessioni di gioco. Spingendo sull’interazione, Facebook sta cercando di conquistare il suo pubblico coi tornei e concorsi virtuali che possono assumere diverse forme a seconda del format prescelto.
Ciò che i proprietari della piattaforma non hanno considerato è però la crescente dipendenza da parte dei giovani per questa tipologia di gaming online, per la quale ci sia la possibilità di iniziare a giocare gratuitamente, richiedendo solo successivamente dei pagamenti per poter proseguire con lo sviluppo del gioco: ciò spesso conduce molti giocatori, soprattutto ragazzini, a sperperare il denaro dalle carte di credito dei genitori senza comprendere la portata effettiva delle loro azioni.
Ma la questione non si limita al solo spreco di denaro: molti giocatori abbandonano la propria vita sociale, rinchiudendosi all’interno di un mondo virtuale fasullo e passando la propria giornata a giocare online. La percezione che l’esistenza sia un percorso infinito, senza mai un termine, è estremamente diffusa tra i giovani e ciò li porta a non riuscire a comprendere il valore del tempo: ogni istante sprecato è infatti un momento unico, qualcosa che non tornerà più ed è proprio su questo principio che si radica la patologia.
L’individuo si perde così all’interno del gioco divenendone spesso prigioniero e, avendo perduto la propria percezione di realtà, ne diviene dipendente instaurando un meccanismo che alimenta inesauribilmente la
parte più oscura della mente umana.
Martina Allegri