Stranger Things

STRANGER THINGS 3: COMUNICAZIONE SOTTOSOPRA

Conosciamo tutti Stranger Things, una delle serie targate Netflix di maggior successo. Diverse sono state le iniziative per il lancio delle tre stagioni, tutte molto interessanti sotto il punto di vista della comunicazione. Per la terza stagione in particolare, però, Netflix è andato oltre.La principale azione comunicativa per il lancio dell’ultima stagione si è articolata, infatti, attraverso la collaborazione con un canale Mediaset, Italia1. Durante il 3 luglio 2019, giorno precedente all’uscita dei nuovi episodi su Netflix, la rete ha cambiato la sua programmazione abituale per dedicare l’intera giornata a film degli anni ’80, iniziando alla mattina con Il segreto del mio successo, fino ad arrivare alla sera con I Goonies ed E.T. L’extraterrestre: un tributo a quegli Eighties che tanto caratterizzano l’ambientazione di Stranger Things.

Che qualcosa bollisse in pentola, però, era già stato annunciato il 1° luglio con la messa in onda  sulla rete Mediaset di uno spot che aveva attirato l’attenzione di molti: la scritta “Gli anni ’80 stanno per tornare” seguita dal logo originale di Italia1, poi capovolto e messo cioè sottosopra in un chiarissimo riferimento alla serie.

Per promuovere questa programmazione a tema Eighties, inoltre, Mediaset aveva realizzato due spot, andati in onda sempre su Italia1. Il protagonista è Uan, il pupazzetto rosa con le sembianze di cane che tra la fine degli anni ’80 e la fine degli anni ’90 è stata la mascotte del programma per bambini Bim Bum Bam. Il primo spot lo mostrava intraprendere un viaggio in direzione Hawkins, per andare a trovare proprio Eleven, mentre il secondo lo vedeva rinchiuso nei laboratori dove la stessa protagonista della serie si è vista intrappolata per le prime puntate della prima stagione, vittima – non troppo impotente – di strani esperimenti. La comparsa di Uan ha permesso soprattutto a chi è stato bambino negli anni di Bim Bum Bam un ritorno al passato che oltre ad un pizzico di nostalgia ha creato una forte attualizzazione del vissuto, portando  interesse immediato.

Un altro aspetto interessante di questa campagna, infatti, è legato proprio alla scelta del target. Le campagne di Netflix per la promozione delle prime due stagioni di Stranger Things si erano soprattutto rivolte al classico target della piattaforma, la Generazione Z, che ha certamente maggiore familiarità con il mondo dei media. Il coinvolgimento di due generazioni diverse, la Generazione X – in buona parte – e i Millennials, ha permesso un ulteriore slancio della serie, che dopotutto è perfetta per chi ha vissuto gli anni ’80 da bambino o adolescente.

Con questa campagna di comunicazione, Netflix è riuscito in qualcosa che fino a quel momento non era mai stato fatto: una collaborazione attiva con la televisione generalista capace di rendere ancora più totale la transmedialità tipica delle operazioni di marketing della piattaforma OTT.

Cosa ci aspetta per il lancio della quarta stagione? Lo scopriremo tra qualche anno. Nel frattempo, io vi propongo un rewatch delle prime tre!

Giulia Chiricò