È noto a tutti che, a causa della diffusione dell’epidemia di Covid-19 che ha interessato tutti i paesi del mondo, a partire da febbraio 2020 la nostra quotidianità ha subito uno stravolgimento epocale.
Se pionieri sono stati scuole, uffici e università a mettersi in gioco e a reinventarsi, assumendo una nuova veste virtuale, anche l’arte e i suoi luoghi hanno dovuto rimboccarsi le maniche, abbandonando idealmente le loro case, chiese e gallerie per sbarcare sugli schermi dei device tecnologici.
Uno degli esempi più curiosi di Quarantine Culture in ambito artistico è quello ideato da Anneloes Officier, Communication Specialist olandese, che ha lanciato l’account Instagram @tussenkunstenquarantaine, la cui traduzione italiana significa esattamente “tra arte e quarantena”. L’idea alla base di questa sfida è l’invito a praticare home-made art a tutti coloro che soffrissero di mancanza d’arte in questo periodo di social distancing. Partecipare è molto semplice: è sufficiente seguire l’account, scegliere un’opera d’arte da interpretare e, per finire, postare il capolavoro ultimato taggando la pagina.
L’iniziativa ha subito riscosso moltissimo successo, non solo tra gli appassionati d’arte e i cosiddetti social addicted, ma anche nel mondo dell’arte, proprio a partire dall’Olanda: il primo a condividere sui propri profili social la challenge è stato il Rijksmuseum di Amsterdam, seguito dal Louvre di Parigi, dall’Hermitage di San Pietroburgo e dal Metropolitan di New York. Uno dei maggiori sostenitori è stato il Getty Museum di Los Angeles: a seguito della chiusura forzata, si è ispirato all’idea di Anneloes Officier e, riconoscendole la paternità dell’idea, ha rilanciato sui propri canali Instagram e Twitter la challenge, invitando gli utenti a “scavare a fondo” tra le opere presenti nella collezione online del museo, per poterle poi ricreare utilizzando oggetti di uso comune che ognuno di noi possiede in casa. Il profilo Instagram del Getty Museum ha dispensato anche qualche consiglio per realizzare al meglio la propria opera: coinvolgere i propri animali domestici, prestare attenzione all’espressione del viso (senza paura di risultare “teatrali” e in modo che essa rispecchi quella del quadro), osservare meticolosamente la luce, cercando di immaginare da dove essa provenga nell’opera d’arte, e scattare la foto nei pressi di una finestra o vicino ad una fonte di luce che sia simile a quella originale.
Ad un mese dalla sua nascita il profilo @tussenkunstenquarantaine ha raggiunto 213.000 followers e le opere realizzate e ri-postate sulla sua pagina sono oltre 500.
Come ci ricorda Oscar Wilde, questo piccolo gioco creativo ci invita a realizzare che “La vita imita l’arte più di quanto l’arte non imiti la vita.”
Matilde Bottazzoli