CLIMAX – IL PIANOSEQUENZA DELLA FOLLIA

5 pagine di sceneggiatura, 15 giorni di riprese, 4 mesi di montaggio, una gru, un regista folle e visionario, un cast di ballerini esperti, un’attrice professionista, della sangria. Eccoa voi Climax, film del 2018 diretto da Gaspar Noé, accolto a Cannes da una standing ovation.

Ispirato a fatti realmente accaduti a metà degli anni Novanta, la pellicola racconta la storia di un gruppo di ballerini francesi che, in un algido clima invernale, si riunisce a provare la propria coreografia per 3 giorni in un collegio in disuso, prima di partire per gli Stati Uniti. Una sera i ragazzi decidono di festeggiare, andando incontro a un evento che segnerà per sempre le loro vite: qualcuno di loro ha drogato la sangria con dell’LSD. Mentre il panico obnubila la mente di tutti i presenti generando diffidenza e atti estremi reciproci, gli effetti della potente droga prendono il sopravvento, portando i ballerini a un regresso psico-fisico che culmina nel colpo di scena finale.

La peculiarità del film, in potenza presente già in un precedente lavoro del regista, ovvero Enter The Void(2009), consiste nella sua atipica struttura. L’incipit coincide con il finale; arrivati al secondo minuto di visione, appaiono i titoli di coda; i titoli di testa, invece, giungono a 46 minuti dall’inizio, dividendo il film in due metà antitetiche

Nella prima parte, caratterizzanti sono il long take che riprende l’esecuzione della coreografia e l’inizio della festa e le inquadrature fisse all’interno delle quali i ballerini dialogano, divisi in coppie, permettendo di tracciare le relazioni che intercorrono tra di loro, in un’atmosfera tranquilla e festosa; la seconda parte, invece, girata interamente in pianosequenza e con numerosi virtuosismi di macchina, è introdotta dalla ripresa dall’alto di un bicchiere di sangria, accompagnata dalle note dell’omonimo drammatico brano di Thomas Bangalter (membro dei Daft Punk), espediente che serve a mostrare la causa di ciò che sta per accadere e il cambio di tono del film.

Il motivo della scelta stilistica appena esposta è spiegato nel film stesso: nella seconda scena lo spettatore può vedere i provini dei ballerini proiettati su un vecchio televisore attorno al quale sono presenti videocassette e libri. Oltre a essere le fonti di ispirazione per Climax, alcuni di loro si caratterizzano per la volontà di distruggere i vecchi capisaldi letterari e cinematografici e costruirne di nuovi. In Climax ritornano infatti la protagonista in preda alla possessione demoniaca di Possession di Andrzej Żuławski, ora invece soggiogata dalla droga, i personaggi che deambulano come morti viventi alla maniera di Zombi 2 (nel film con il titolo internazionale, Zombie) di Lucio Fulci e l’ambientazione della scuola di danza, teatro di orrori come in Suspiria di Dario Argento, per elencare alcuni esempi.

Senza rinunciare a mettere in scena i contenuti a cui ci ha abituato (sangue, lacrime, pessimismo), il regista francese è ora all’apice del climax della sua disillusione: la cinepresa è il vero protagonista, il film non intende prendere posizione riguardo alle vicende, si limita a una tacita e dolente contemplazione.

Riccardo Sciannimanico