THE JACKAL. Gli Sciacalli più famosi del web arrivano in Cattolica

Ospiti speciali al Master Ideazione e produzione audiovisiva, cinematografica e per i media digitali dell’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo, i The Jackal hanno discusso su quello che vuol dire oggi essere una casa di produzione indipendente che si muove su un mondo web sempre più popolato e pieno di contenuti.

La prima cosa che Vincenzo Piscopo, Fabio Balsamo e Gianluca Fru sottolineano è che loro non sono youtuber. La loro natura è quella di video maker attenti alla qualità e al carattere dei propri prodotti, a prescindere dalla collaborazione con i brand ai quali si legano e che a volte può essere pesante e soffocare quello che i The Jackal hanno sempre rappresentato: una passione condivisa che si è trasformata in un fare video di qualità. L’azienda nasce insieme ai suoi membri: la prima piattaforma non è stata YouTube, ma il VHS. Il primo pubblico non il web, ma l’aula magna della scuola. L’approccio con la produzione nasce con il voler ripercorrere con le immagini i film più belli che venivano “sciacallati” in video amatoriali.

La storia cambia con l’avvento di You Tube, ma nessuno conosceva le regole della neonata piattaforma. Nessuno sapeva che lingua bisognava parlare: allora i The Jackal si reinventano, partecipando alla creazione di quel linguaggio digitale ancora agli albori e iniziando a dare struttura ai loro contenuti. Da qui il bisogno di far entrare nuovi autori, nuovi volti e nuove braccia per il team, tra cui appunto Fabio e Gianluca. In particolare Fru diventa uno sciacallo per una nuova esigenza da affrontare: Snapchat. Una nuova piattaforma di ragazzi per ragazzi in cui bisognava imparare un’altra lingua, più giovane e diretta: è inutile sottolineare che se un social passa, Fru inevitabilmente resta!

Il bello del mondo dei The Jackal è che in molti casi non c’è mai una regola definita per fare contenuti: ognuno sviluppa una propria linea creativa che rispecchia la propria identità, alla quale i ragazzi tengono molto. Ma come coniugare la passione e la tensione al racconto con la collaborazione commerciale con il brand? Come riuscire a fare branded content senza che la propria community li apostrofi come marchettari? Come uscire vivi da quella che Fru descrive come una battaglia di lancio di coltelli? Considerare che tutti i contenuti hanno valenza editoriale: sono comunque qualcosa che anche in un diverso ambito i The Jackal avrebbero prodotto, per cui la fiducia dei fan non sarebbe mai stata tradita. E se non si riesce a trovare un punto di incontro, allora non hanno paura di dire dei no: l’importante è non snaturarsi.

Piscopo, che si occupa della produzione e della collaborazione con i brand, sottolinea come il modello “aziendale” che hanno sviluppato sia un ibrido: la The Jackal infatti riconosce il valore della collaborazione ma soprattutto si interroga come questa possa dare allo stesso tempo valore ai propri video. Non si tratta di una agenzia di pubblicità o di comunicazione: il loro lavoro nasce, ancora e sempre. da una passione.

«I pezzi improvvisati, le reazioni spontanee vengono lasciati nei video proprio per questo» afferma Fabio «non si sta realizzando qualcosa di finto e lasciare la scena di un attore che ride diventa sintomatico dell’armonia che c’è sul set». «Nessuno vuole vedere le pubblicità» aggiunge Fru: per questo serve comunicare qualcosa che sia forte.

La loro prerogativa è di adattarsi a tutti i mezzi di comunicazione: come dimostra la contaminazione tra i vari social protagonista del video “Sopravvivere a un matrimonio d’estate” in collaborazione con Vodafone. Non ci sono contenuti con una qualità più alta o più bassa sulla base della piattaforma su cui vengono lanciati: l’importante è raggiungere l’interazione con il pubblico. Comunicare. Partendo da questo i The Jackal dimostrano che è facile anche raggiungere lo spazio! In qualsiasi lavoro artistico bisogna partire da ciò che ha una carica emotiva: la condivisione di un messaggio prevede una grandissima emotività in cui il pubblico riesce a riconoscersi. «Quello che facciamo noi, al di là del linguaggio comico, è comunicare un disagio o una condizione particolare. Ciò che mantiene il nostro stile è l’esprimere esigenze davvero sentite: partire da qualcosa lontano da noi stessi vuol dire creare qualcosa di finto e che quindi non comunica» sostiene Fabio.

Ma da dove partono le idee dei The Jackal? Da un brainstorming a cui partecipano tanto produzione quanto gli attori, in un processo creativo che si forma grazie a tutti i reparti. L’idea dei loro video “esplode creativamente” e poi viene canalizzata dalle esigenze di reparto. Mai giustificazione è la mancanza di strumenti o budget: se il messaggio è chiaro, il mezzo attraverso il quale muoversi non conta. Molti dei video che hanno portato al successo sono stati realizzati con poco: esempio fra tutti “Gli effetti di Despacito sulla gente”e girata con una GoPro fissata in macchina.

La famiglia dei The Jackal è elastica e aperta, come il mondo digitale che li ha consacrati e di cui loro stessi hanno contribuito a definire la grammatica. Il modello proposto dalla casa di produzione rappresenta la formula virtuosa della narrazione 2.0: raccontare per emozionare. Esplorare le piattaforme per comunicare. Se spinti dalla loro passione, i The Jackal riusciranno a far tutto: tranne mangiare una pizza con l’ananas!

Federica Cirone