PALCO OFF. La voce di Peppino Impastato

Il quarto spettacolo della rassegna Palco Off è “La voce di Peppino Impastato”, in scena dal 23 al 25 febbraio al Teatro Libero di Milano. Abbiamo intervistato i due interpreti, Pierpaolo Saraceno e Mariapaola Tedesco: ecco cosa ci hanno raccontato.

Come è nata l’idea di questo spettacolo e qual è il suo obiettivo?

Questo spettacolo nasce dall’idea di mettere in luce una grandissima persona, Peppino Impastato, che ha messo in gioco la propria vita nel combattere la mafia di quel tempo. È una figura che ancora oggi viene messa in secondo piano, anche se grazie al film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana qualche persona in più conosce la figura di questo ragazzo e ciò che ha fatto. Non tutti però conoscono la sua storia ed ecco qual è il nostro obiettivo: far arrivare alle orecchie di tutti, soprattutto dei giovani di oggi, cosa è stata Radio Aut, chi è stato questo giovane trentenne e tutti i suoi amici collaboratori e con quale entusiasmo portavano avanti il tutto senza alcuna paura di morire.

Quanto è complesso confrontarsi con una figura così emblematica come è quella di Peppino Impastato?

E’ davvero difficile, soprattutto quando si vive in una società come quella di oggi. Alle volte ci chiediamo: in merito a tutto ciò che succede al giorno d’oggi, alle ingiustizie da cui il nostro mondo è pervaso, come reagirebbe Peppino Impastato se fosse ancora in vita? Come risponderebbe a certe domande? Sicuramente è una figura di riferimento che rappresenta lo stimolo di una vera lotta contro tutte le ingiustizie. Ciò che ha insegnato è il Potere della Parola di ognuno di noi.

Cosa significa accostarsi ad un tema così delicato e così grande come quello della mafia, sapendo oltretutto che Impastato apparteneva a una famiglia mafiosa, salvo poi dissociarsi da quell’ambiente in gioventù?

Significa assumersi grosse responsabilità. Quel che noi Onirika del Sud facciamo è spiegare in dettaglio ciò che è stata la storia della nostra terra, nel bene e nel male. Quello della mafia è un tema ancora oggi esistente ma evoluto. Ancora oggi, in maniera sicuramente diversa, esistono le stesse problematiche. La rabbia è ciò che caratterizza la nostra opera ed è ciò che arriva ed è arrivato dalla prima pièce fino ad oggi a tutti gli spettatori. Da siciliani, scavare le ferite passate della nostra “mamma Sicilia” è ancora più difficile.

Il 9 maggio 1978, il giorno dopo la morte di Peppino Impastato, in via Caetani a Roma venne ritrovato il corpo di Aldo Moro e questo fatto, secondo le cronache, avrebbe in qualche modo oscurato la vicenda di Impastato: si parla di questo nello spettacolo? Se sì, in che termini?

Non si parla di ciò, abbiamo preferito concentrarci sui rapporti familiari interni, quindi sul dolore materno e sulla ribellione di Peppino. Solitamente Onirika del Sud si confronta con gli spettatori per poter mettere in luce tale oscurità che vi fu in quegli anni. Tali verità, dopo gli applausi finali, sono un continuo di forti emozioni che portano lo spettatore a chiudere quel quadro di rabbia ed ingiustizia.

Clarissa Mazzocchi