LA FABBRICA DI CIOCCOLATO e LA BELLA E LA BESTIA: sì agli adattamenti cinematografici

Lo scenario comunicativo attuale propone una fusione profonda e fitta fra soggetti, contesti di riferimento e media eterogenei. In quest’ottica i confini e le barriere tra piattaforme mediali sono sempre più sottili. Il senso di transmedialità e “collaborazione tra i media” si manifesta grazie all’insieme degli ecosistemi narrativi. Chiara e limpida è la loro identità, ossia quella di essere sistemi aperti, strutture interconnesse con altri ecosistemi, resilienti e meccanismi omeostastici. Dal punto di vista produttivo, l’intertestualità e l’interconnessione possono essere rappresentate dall’adattamento. Eccone due esempi.

E’ il 1964 quando nelle librerie esce la prima edizione originale di “La Fabbrica di Cioccolato”. Il romanzo, firmato Roald Dahl, racconta la storia di Charlie Bucket, giovane ragazzo di umile famiglia che per il suo compleanno riceve in regalo qualcosa che cambierà la vita a lui e alla sua famiglia: una tavoletta di cioccolato. Sarà infatti proprio quella tavoletta di cioccolato che lo porterà nella fabbrica di dolci più famosa al mondo, quella di Willy Wonka. Il romanzo, che prende ispirazione dalla giovinezza dell’autore inglese, è l’inizio di una serie di rivisitazioni e re-interpretazioni.

Pochi anni dopo, nel 1971, arriva sul mercato cinematografico statunitense Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato. Diretto da Mel Stuart e con la sceneggiatura di David Seltzer, la commedia si propone come adattamento del romanzo di Dahl. Il regista newyorkese, tuttavia, non rispetta pienamente il plot narrativo di Dahl. Le modifiche ai personaggi principali, l’omissione di alcune parti fondamentali del romanzo e soprattutto la totale riscrittura della sceneggiatura da parte di Seltzer, portano l’autore del romanzo a disconoscere il film. Nonostante l’inasapettata reazione di Dahl, all’audience il film piace; e piace così tanto che entra nel 25esimo posto del ranking dei migliori 50 cult movies del 2003.

E’ poi Tom Burton che nel 2005 sbanca nei cinema con La fabbrica di Cioccolato. Nonostante alcune piccole modifiche, il film riprende lo spirito originale del romanzo di Dahl. Tra le tante candidature il film viene premiato con il riconoscimento di miglior attore protagonista a Johnny Depp (nelle vesti di Willy Wonka), miglior film commedia o musicale per famiglie e miglior film internazionale. Burton ricalca fedelmente il plot narrativo di Dahl dando vita ad un mondo ultra-terreno, fatto di cascate di cioccolato, giardini di dolciumi e una squadra di Umpa-Lumpa a servizio della produzione di cioccolato. L’amore è il grande valore che il regista vuole trasmettere: il giovane Charlie, infatti, oltre che trovare il mondo che aveva sempre desiderato vedere, riscopre il senso di amicizia grazie alla figura imponente, ma allo stesso tempo umana e paterna, di Willy Wonka.

Esempio di nuovo adattamento, inteso come forma di remake, il medium cinematografico si serve del romanzo, nella forma tradizionale del termine, per entrare nelle fantasie dei bambini e farli sognare.

Di tempi più brevi è invece la storia della “ Bella e la Bestia”. Ve la ricordate? Il film d’animazione prodotto dalla Walt Disney Feature Animation nel 1991 tornerà presto nelle sale. In regia lo statunitense Bill Condon che, dopo la produzione di “The Twilight: Breaking Dawn – Parte 1” e “The Twilight: Breaking Dawn – Parte 2”, offre un nuovo adattamento live action dello storico cartone animato degli anni ’90. Sarà proprio Emma Watson che vestirà i panni di Bella, Luke Evans quelli di Gaston e Dan Stevens quelli della Bestia. Si dovrà aspettare per rivivere la romantica storia tra la Bella e la Bestia: la pellicola, che inizialmente era stata programmata per il 3 marzo 2017, verrà distribuita nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 16 marzo 2017, e in quelle statunitensi dal 17 marzo.

L’adattamento cinematografico consente dunque alle storie più tradizionali di essere riproposte in chiave più moderna e attuale così da ampliare e rendere eterogeneo il target di riferimento; e allo stesso tempo mantenere forte e solido, soprattutto per gli incurabili tradizionalisti, lo spirito e l’atmosfera dei grandi classici.

CIMOreporter –Francesca Selvini