SOFT SKILLS IN AZIONE!

Provare a conoscere meglio il proprio sé, lavorando all’interno di un luogo protetto e libero dai pregiudizi: il teatro.  Questo è stato l’obiettivo del laboratorio di “Soft Skill in azione!”, organizzato da Matilde Dondena e da Daniele Giulietti, entrambi attori e formatori. Gli incontri sono stati realizzati per gli studenti di CIMO, e l’ultimo ha avuto luogo lo scorso 2 dicembre.

Le Soft Skill sono il bagaglio di competenze trasversali che ciascuno di noi possiede. Ci caratterizzano profondamente, perché  vanno a delineare la nostra personalità e la modalità di relazione all’interno del contesto sociale. Ciascuno di noi dovrebbe prendersi del tempo per studiarle e analizzarle, in modo da capire quali siano i suoi punti di forza-debolezza. Infatti, anche in una prospettiva lavorativa, le Soft Skill arricchiscono il bagaglio delle Hard Skill, ovvero le competenze tecniche che ci profilano per alcune tipologie di impieghi piuttosto che per altri.
Competenze trasversali e competenze tecniche non possono essere scisse le une dalle altre: se abbiamo buona consapevolezza delle nostre potenzialità intrinseche, è possibile realizzare un’esperienza professionale in modo più armonioso. A questo proposito, i primi esercizi svolti durante il laboratorio, sono stati sviluppati per farci prendere consapevolezza del nostro corpo e delle nostre azioni, tramite l’analisi del respiro e della camminata, a diversi livelli di intensità. La conoscenza del proprio corpo e delle sue reazioni fisico-emotive, non è da sottovalutare. Questi fattori emanano dei segnali presso chi ci circonda, ancor prima di attuare una relazione verbale.

In un secondo momento la classe è stata suddivisa in tre gruppi diversi, costituiti da una decina di persone ciascuno. Ci è stato chiesto di realizzare in pochi minuti una rappresentazione, che avesse un senso logico e coinvolgesse tutti i membri del team. Inoltre le azioni non potevano essere accompagnate da parole, ma soltanto dal paraverbale. laboratorio di SoftSkill (2) In modo del tutto sorprendente sono state messe in scena delle idee davvero originali, come lo sbocciare di un fiore, lo svolgimento di un matrimonio e l’evoluzione della specie umana. Una buona padronanza delle Soft Skill permette una migliore relazione e intesa all’interno di un gruppo. Se uno dei membri propone un’ idea creativa valida, sta agli altri componenti accoglierla in modo propositivo per poterla rendere ottimale.

Successivamente è stata realizzata un’esercitazione molto interessante rispetto al public speaking. Una studentessa è stata scelta per interpretare il ruolo del Marco Antonio Shakespeariano, che tenta di convincere il pubblico pro-Bruto, dell’errore commesso con l’uccisione di Cesare. Durante questa fase sono emerse molte difficoltà. Il pubblico è molto difficile da gestire, si rischia di renderlo irrecuperabilmente ostile senza una corretta padronanza del discorso. Chi gestisce lo speaking deve innanzitutto porsi sullo stesso livello del suo pubblico, è necessario che ciascuno si senta parte della comunicazione messa in scena.
In questo senso il contatto visivo è di grande aiuto perché permette di compattare ed aggregare. Tutte le obiezioni mosse dal pubblico devono essere accolte dall’interlocutore, che non deve mai contraddirsi nell’esposizione delle sue tesi: le congiunzioni “ma” e “però” negano l’ascolto, quindi è meglio non servirsene mai. Una tecnica molto utile che può essere sviluppata soprattutto nei momenti di difficoltà è quella della parafrasi. Il parafrasare consiste nel riformulare, all’interno del discorso, la domanda proposta al fine di prendersi del tempo per rifletterci sopra. Altro elemento su cui puntare per la buona riuscita della comunicazione è il coinvolgimento emotivo. Ciascuno di noi, se toccato nel profondo, è più propenso ad apprezzare le linee di pensiero proposte dall’interlocutore, perché percepisce una certa vicinanza ad esso.

Durante il laboratorio  siamo stati coinvolti in un’ulteriore analisi relativa alle cinque emozioni universali: gioia, rabbia, paura, disgusto, tristezza. Abbiamo realizzato delle piccole rappresentazioni improvvisate, dove ciascuno studente personificava un diverso stato d’animo a più livelli di intensità. Da questo lavoro sono emerse considerazioni complesse. Per tutti noi è importante cercare di regolare le emozioni in maniera costruttiva. inside out Infatti, ci sono diversi livelli tramite cui si manifestano i nostri input emotivi. Se questi si mantengono ad un’intensità relativamente bassa possono rappresentare un importante punto di sviluppo per la definizione della nostra personalità. Anche un sentimento come la tristezza non può essere negato, ma deve essere accolto ed accettato. Tutte le emozioni “negative” sono comunque portatrici di messaggi e, se li trascuriamo, rischiamo di immagazzinare energia negativa. Questa negatività rischia di sprigionarsi inconsapevolmente, sfuggendo al nostro controllo e determinando il cosiddetto sequestro emotivo della ragione. Si arriva ad una fase di sequestro quando un’emozione (che sia gioia, paura, rabbia…) raggiunge livelli di intensità tali da lesionare noi stessi e chi ci circonda.

image4 (1)L’ultimo esercizio che abbiamo svolto ci ha visti nuovamente suddivisi in gruppi. In ciascuno di questi è stato nominato un team-leader che ha dovuto coordinare il proprio  team nel raggiungimento dell’obiettivo: ricostruire la logica di un discorso tratto da La Locandiera di Goldoni, frammentato in foglietti diversi. L’attività si è svolta secondo vincoli e regole ben precise, come per esempio la possibilità di poter parlare solo col proprio compagno di sinistra. Questo ultimo step ci ha permesso di applicare concretamente le conoscenze acquisite precedentemente.

Se siete curiosi di scoprire quali sono le vostre Soft Skill non vi resta che cominciare l’allenamento!